martedì 28 febbraio 2012

Vergogna italiana.

Capita a volte, di trovare delle notizie che ti fanno rimanere il cuore in gola. Come è appena successo a me. Una realtà italiana che personalmente ignoravo, e che mi fa letteralmente accapponare la pelle, e vergognare di far parte di questo Paese: mi riferisco alla struttura Cei di via Mattei a Bologna, un centro predisposto a trattenere coloro che, soprattutto immigrati, vengono trovati privi di documenti e restii al farsi identificare. Peccato che però, la realtà del centro sia ben diversa. E a raccontare la verità è la parlamentare del Pd Sandra Zampa, che stamattina si è recata in visita alla struttura: prima, a causa di un veto messo dal leghista Maroni, era impossibile visitarla, sopratutto ai giornalisti. Il nuovo ministro Cancellieri, ha tolto il suddetto divieto incontrando anche il favore della direttrice della struttura Anna Lombardo, la quale ha dichiarato che in questo modo tutti potranno accorgersi che la realtà non è cosi negativa come si pensa. Infatti. E' molto peggio.
Gli "ospiti", come hanno il coraggio di chiamare coloro che vengono trattenuti e rinchiusi in questa struttura anche senza motivo e senza dar loro una spiegazione, possono essere trattenuti anche per due anni per poi essere rispediti al proprio Paese d'origine, o in pochi casi, essere rimessi in libertà. Una situazione di degrado, soprattutto dal punto di vista morale: mancanza di privacy, vicinanze forzate, sbarre e telecamere che controllano tutto. E tanta comprensibile rabbia, da persone che vorrebbero spaccare tutto "perchè ormai ci hanno tolto tutto". E mi chiedo perchè nessuno intervenga per porre fine a questa vergogna. Perchè non ci sono, e spero vivamente che qualcuno intervenga  a contraddirmi, associazioni che protestano contro questa inciviltà. Contro questo schifo. Ci sono poi le storie, che contribuiscono a far salire il disgusto e la vergogna: come quella di Gloria, malata di Aids e con un fibroma che dovrebbe essere immediatamente curata ed invece rischia di essere rispedita in Nigeria, dove l'attenderebbe morte certa. O la donna a cui hanno strappato la figlia di due anni, dichiarandola ''adottabile''. E i drogati, mal curati. Storie da brivido, che mal si accostano con l'idea di Paese progredito che l'Italia vuole dare.
Ho cercato qualche informazione in più sulla struttura. Ho scoperto che si tratta di un ex caserma dell'areonautica militare e che è gestita dalla Confraternita della Misericordia. Andando quindi a cercare informazioni riguardanti la suddetta confraternita ho scoperto che si inserisce nell'ambito delle associazioni onlus e che ha come scopo (cito testualmente):
- assistere e soccorrere i colpiti da disgrazie ed i malati poveri con strumenti di natura sanitaria e non sanitaria, nessuno escluso, anche in collaborazione con altre organizzazioni
- operare in Bologna e provincia, in qualità di Associazione di fedeli laici della Chiesa 
- adoperarsi per il reperimento di fondi economici per la realizzazione delle proprie attività
E sorpresa delle sorprese, a gestire la Confraternita è il fratello di Carlo Giovanardi, Daniele. E per ogni  detenuto la Confraternita s'intasca ben 70 euro al giorno. Alla faccia della misericordia. E lo sportello per i diritti è stato chiuso. Guantanamo, dei lager.
E nel 2011 un gruppo di anarchici era stato denunciato per diffamazione e interruzione di funzione religiosa: la Digos denunciò nove ragazzi di Modena e Bologna, che avevano anche stampato dei volantini raffiguranti Daniele Giovanardi in tenuta nazista. Il blitz di protesta aveva scatenato a sua volta le proteste di Giovanardi e delle autorità ecclesiastiche che avevano incredibilmente espresso solidarietà al presidente della Confraternita. Dico incredibilmente, perchè è incredibile che si schierino a favore di uno schifo simile. Ma magari, concediamo il beneficio del dubbio, ignorano tutto ciò. 
Ad ogni modo, fortunatamente ogni tanto ci si ricorda dell'esistenza dell'Articolo 21 della Costituzione, quello sulla libertà di pensiero: è stato quindi deciso che definire lager quei luoghi non costituisce alcun reato.
Anche perchè, la stessa Amnesty International ha equiparato quei luoghi a luoghi di detenzione.


lunedì 27 febbraio 2012

And the Oscar goes to..

84esima edizione degli Oscar senza troppe sorprese. C'è chi addirittura l'ha definita noiosa nella seconda parte: quest'anno a condurla c'era nuovamente Billy Cristal, e tutto m'aspettavo tranne di sentire che ha reso noiosa una serata. Io ho provato a seguire la diretta, ma non avendo sky ed essendo i collegamenti streaming sul web abbastanza farlocchi, l'intenzione non si è attuata. Oltretutto, ammetto che le premiazioni che m'interessavano erano solamente tre: film, attore ed attrice. L'Oscar per il miglior film è andato a The Artist: a leggere le continue entusiastiche recensioni, sia professionali che di semplice gente che l'aveva visto, ero abbastanza certa che a portarsi a casa la statuetta sarebbe stato Midnight in Paris, di Woody Allen, quello dove ha recitato anche Madama Sarko e che aveva fatto girare i presidenziali attributi al primo uomo di Francia. Io non ho visto nè l'uno nè altro. In effetti, non ho visto praticamente nessuno dei film candidati: prima di cominciare a scrivere questo pezzo, ho cercato su youtube il trailer del film vincitore, e devo dire che merita ogni statuetta vinta.  La particolarità è che è un film muto, girato in bianco e nero e con una frequenza di 22 fotogrammi al secondo, invece dei soliti 24, per dare appunto l'impressione di ricordare i film muti anni 20 a cui si ispirava. Divino, a dir poco. IL secondo film muto nella storia della cerimonia che si aggiudica la statuetta dopo Ali di William Wellmann nel 1929. E il miglior attore protagonista è Jean  Dujardin, che alla sottoscritta, con quei baffetti e quel capello impomatato, ricorda un mix tra Clark Gable e Vittorio De Sica; c'è da dire però che tra i candidati c'era anche il mio adorato Gary Oldman, che per me meritava di vincere anche se avesse semplicemente interpretato un tizio che starnutisce mentre passa un treno. E a vincere invece il premio come migliore attrice è stata quella meraviglia di Meryl Streep per Iron Lady, alla sua 17esima candidatura e alla terza vittoria (le altre due erano Kramer contro Kramer e La scelta di Sophie... uno di quei film che vedi una volta e ti prende un magone tale che ti fa promettere di non vederlo mai più, nonostante sia  bellissimo) che la rende una delle attrici viventi più premiate nonchè una delle più grandi. Lei stessa ha scherzato, una volta salita sul  palco a ritirare il premio, dicendo "Metà America starà pensando 'Oh  no, ancora lei!" e dedicando il premio al marito, tra le lacrime per la sorpresa. Anche se tutto sommato, mi chiedo quanta vera sorpresa ci sia: io personalmente l'adoro, ma quando sei Meryl Streep e vieni candidata all'Oscar, le possibilità che tu non vinca sono veramente ridicole. E c'è anche un pò d'Italia tra i vincitori, visto che i coniugi Ferretti-Lo schiavo hanno conquistato la migliore sceneggiatura per Hugo, e proprio all'Italia e al regista del film Scorsese hanno voluto dedicare il premio. Non sono mancati i momenti commemorativi dedicati a Whitney Houston, Steve Jobs ed ovviamente alla grande Elizabeth Taylor. Non sono mancati nemmeno riferimenti politici: il regime di Teheran ha definito la vittoria di Una separazione nella categoria di film straniero, come una vittoria sul regime sionista, sebbene il governo di Teheran non esiti a mettere in carcere i suoi registi per motivi politici. Ma tutto sommato, un edizione tranquilla e priva di colpi di scena, tanto che lo share del programma da un pò di anni si è abbassato di circa il 40 %.  Io non ho mai seguito con attenzione la manifestazione, tranne per qualche video andato a spiluccare qui e là ogni tanto, giusto per curiosità. E per curiosità ho deciso di informarmi meglio sulla cerimonia cinematografica più importante. Ho scoperto quindi che il nome Oscar alla statuetta, è stato dato, pare, dopo che la direttrice dell'Accademy Awards Margareth Herrick ha esclamato, vedendola, "Oh cielo, assomiglia a mio zio Oscar!"; il film che ha preso tutte le statuette per cui è stato nominato è Il signore degli anelli: il ritorno del re con 11 su 11, seguito da Ben Hur (11 su 12); quello che ha ricevuto più premi senza essere il miglior film dell'anno è Cabaret, mentre il record di negatività è detenuto a pari merito da Due vite, una svolta e Il colore viola, che hanno ricevuto 11 nomination e sono tornati a casa a bocca asciutta (precisazione: in questo elenco compare anche The elephant Man, che avrebbe meritato ogni premio per cui è stato nominato); i film con più nomination sono Eva contro Eva e Titanic con 14 nomination (6 vinti il primo e 11 il secondo) uno solo in più di Via col Vento; l'attrice che ha vinto più Oscar è Katharine Hepburn che oltretutto non ha mai ritirato personalmente il premio e l'attore Jack Nicholson. Ci sono poi quelli che non hanno mai vinto nonostante le candidature, come Richard Burton e Glenn Close. I registi più premiati sono Coppola e il nostro Fellini (compare anche De Sica) mentre  Roberto Benigni, oltre ad essere uno dei due attori, con Laurence Olivier, ad essere premiato come miglior attore nel film diretto da lui stesso, è anche l'unico attore non anglofono ad aver ricevuto questo premio fin ora.
E in ultimo, la mia curiosità preferita: il maggior numero complessivo di Oscar in ogni categoria sono stati vinti da Walt Disney con 60 nomination e 26 premi vinti.


domenica 26 febbraio 2012

Quando la realtà supera...la fiction

Tra polemiche calcistiche su goal annullati, le immancabili querelle su "l'ici alla Chiesa si/l'ici alla Chiesa no", sfogliando virtualmente le pagine di alcuni quotidiani nazionali sono rimasta colpita dalla notizia riguardante una baby gang di Manfredonia i cui componenti, ragazzi tra i 15 e i 16 anni, sono stati arrestati dalla polizia per aver compiuto rapine ai danni di alcune attività commerciali. L'aspetto più preoccupante e che ha fatto sorgere in me una nuova riflessione, è la modalità di preparazione che questi ragazzini adottavano per mettere a segno i loro piani: la polizia ha trovato un nascondiglio dove c'erano , non solo com'era forse prevedibile, armi e indumenti usati per la rapina ma anche video di film come "Vallanzasca, gli angeli del male" o "Il capo dei capi"; sembra che i ragazzini usassero questi film per "capire" come mettere al meglio in pratica le loro intenzioni criminali. Non che sia una novità: il clichè del gruppo di ragazzini benestanti, figli di genitori che non fanno mancare loro nulla, ma che per un motivo o per un altro decidono di provare l'ebbrezza (?) del crimine sta ormai passando di moda, visto che ogni due per te, i giornali vengono riempiti di notizie come queste. Ovviamente, non sto assolutamente dicendo che solo perchè più o meno assidue, queste notizie devono smettere di scandalizzare e far riflettere. Ma non è su questo punto che vuole vertere la mia riflessione, bensì, sull' influenza che la televisione e questi telefilm e film possono avere sui ragazzini, a volte troppo annoiati e a volte troppo stupidi per analizzare e rendersi conto che, nonostante questi criminali vengano elevati ad eroi da registi ed attori, non sono assolutamente personaggi da prendere ad esempio. Prendo come spunto il telefilm andato in onda due anni fa, Romanzo criminale, che ha avuto sicuramente più influenza e un impatto maggiore del precedente ed omonimo film, la cui regia era firmata da Michele Placido. Io stessa ho guardato più volte il telefilm e devo dire che ne sono rimasta piacevolmente colpita: sia per la storia, che comunque non conoscevo bene e che mi ha molto appassionata, sia per la struttura tecnica del programma televisivo e la recitazione degli attori. Ma è ovvio che per quanto fatto bene, era un telefilm che in un certo senso celebrava un gruppo di criminali che negli anni 70 mise a ferro e fuoco la capitale: concentrandosi sull'aspetto umano dei protagonisti, si rischia quasi di voler dare loro una giustificazione oltre che un area di eroismo che poco gli si adatta e che sicuramente non devono avere e che non hanno. E se comunque ognuno ha libertà di espressione e di esprimere la propria arte come meglio crede, registi compresi, va fatta comunque una cernita del pubblico a cui riservare la visione di questi prodotti, soprattutto se poi accadono episodi come quello di Manfredonia. E' chiaro che i quindicenni rappresentano la parte più influenzabile del pubblico televisivo, collocandosi in quella fascia di età in cui  non si sa se si è, e se si vuole essere, carne o pesce: con menti cosi facilmente plagiabili, in bene o in male, si dovrebbe riflettere molto prima di decidere la messa in onda di questi telefilm e film o, perlomeno, abbinare a questi, dei documentari che spieghino la realtà di quello che viene trasmesso, il vero aspetto di quei personaggi che poi i ragazzini deficienti si mettono ad emulare, credendo di diventare chissà chi e forse di essere emulati da altrettanti ragazzini deficienti un pò troppo ignorati ed ignoranti. Alla base di tutto, a mio parere, c'è la mancanza di un'adeguata informazione: chiunque avesse un minimo di conoscenza anche di base, si guarderebbe dal provare ammirazione e senso di imitazione per personaggi come il Libanese o Vallanzasca. Ammirerebbe il prodotto dal punto di vista tecnico e forse anche contenutistico, ma riguardo quest'ultima parte, non li condividerebbe di certo. O magari, se proprio queste visioni "artistiche" di fatti noti sono inevitabili, alterniamoli a fiction e film che riguardino personaggi che invece hanno fatto qualcosa di buono, sperando che i ragazzi prendano più ad imitazione questi ultimi. E sinceramente, a questo punto, credo che ci si dovrebbe firmare a riflettere sul perchè il negativo influenza di più:  perchè i cattivi attirano di più? Forse perchè i buoni, gli eroi, vengono dipinti come poco umani e quindi irragiungibili?
Non è ovviamente un j'accuse che coinvolge tutta la popolazione mondiale dei quindicenni anzi...forse mi scaglio più contro chi distribuisce queste cose, ben sapendo che alcune conseguenze, essendoci state in passato, possono esserci ancora.



                                               

giovedì 23 febbraio 2012

Giochiamo con le Barbie?

Ora di pranzo. Mentre aspetto che si cuocia la pasta, finito il telegiornale, mi metto a fare zapping tra i canali televisivi per decidere quale rumore si accordava meglio ed era meno fastidioso mentre mangiavo. E mentre saltello di canale in canale, mi fermo improvvisamente catturata da alcune immagini: delle bambole simil bratz vestite in maniera abbastanza succinta, truccate come donne di malaffare, che riproducevano non ho capito bene chi, e avevano un nome simil "Regine del male". Ok, qualcosa è decisamente cambiato. E non nel verso giusto, sicuramente.
Quando ero piccola rimanevo incantata a guardare le pubblicità dei giocattoli, delle Barbie soprattutto: un amore  che ha reso facile la scelta di parenti e genitori per i regali di compleanni, Natali e promozioni. E quando poi tre anni dopo è arrivata mia sorella, la collezione è cresciuta sempre più riempiendo ogni angolo possibile della nostra camera di vestiti, scarpe, accessori, animali, cavalli (ah io li adoravo, ne avevo tre se non sbaglio). Avevamo ogni tipo di Barbie possibile ed inimmaginabile: principesse, veterinarie, ballerine, fate, sirene, escursionista e chi più ne ha più ne metta; il tutto ovviamente corredato da miriadi di accessori e miliardi di vestiti. Con le Barbie la fantasia di una bambina era stimolata al massimo, potevi giocare creare mille storie diverse ogni giorno. Ok cosi sembro uno spot anni 90. Tempo fa, su un articolo riguardante la Walt Disney, c'era scritto che, vista la mancanza di una monarchia nel passato degli USA, le bambine americane hanno sviluppato le fantasie sulle principesse tramite le storie della Disney,e ho pensato che fosse per lo stesso motivo che le Barbie che venivano prodotte di più anni fa, erano proprio le principesse.
Quale ragazza, da bambina, non ha mai sognato di essere una principessa? Io a dire il vero ero un pò indecisa, perchè ero innamorata sia di principesse (precisazione che si rende necessaria: dei vestiti lunghi. Tipo quello che Sissi, la mia preferita, indossa al ballo in onore di quel torso di broccolo di Franz, quello azzurro) che delle sirene. Quindi, dopo un divoramento interiore, alla maturissima età di 7 anni decido che durante i giochi con mia sorella e le mie cugine, sarei stata una principessa che poteva trasformarsi in sirena toccando l'acqua del mare.
Il bello di giocare con le Barbie, almeno per me, è che loro erano tue proiezioni: non era la bambola ad essere una veterinaria, un escursionista, una principessa...lo eri tu. Non era la Barbie in se, ma quello che rappresentava: è nata, 52 anni fa, dall'idea della signora Ruth Handler (moglie del co-fondatore della Mattel) che un giorno, osservando sua figlia giocare con delle sagome di carta, notò che dava loro forme di bambole adulte quando all'epoca tutte le bambole per bambine erano tipo cicciobello. Nell'immaginario collettivo sin da piccole, alle bambine veniva imposto anche tramite i giocattoli, il ruolo di moglie  sfornatrice di prole. Ed ecco l'importanza di Barbie: alle bambine venne detto che potevano essere altro, e il 9 marzo del 59, esce la prima bambola,che aveva però i capelli neri.



Il punto che mi ha spinto a scrivere questo post è proprio questo. Barbie ha comunque, nel suo piccolo, contribuito a creare l'immagine di una donna indipendente e in gamba e a far credere alle ragazzine che potevano essere ciò che volevano. Oltre, come già raccontato, a far lavorare incessantemente la fantasia: ci si creava l'immagine e la sensazione di essere una donna forte ma senza scandali, senza volgarità. Non c'è mai stato niente di volgare in lei, nemmeno quando indossava abitini cortissimi e tacchi vertiginosi. Col passare degli anni sono arrivate quelle bambole mostruose dalla testa enorme, vestite come popstar in uno dei peggiori video della Spears, e per finire queste ultime bambole che addirittura nel nome, fanno chiari riferimenti alla malvagità. E se fosse anche questo che determina i cambi comportamentali nelle bambine? A che cosa può aspirare una bambina a cui viene messa in mano per giocare una bambola del genere? Se cresce con questi giochi, che rafforzano l'idea che la donna per mostrarsi indipendente debba vestirsi e truccarsi come le peggiori donne di strada, mi pare un pochettino scontato se una volta adulta, o comunque un pò più grande, la bambina in questione si comporta come una Lolita. La concezione di se, di ciò che si è e si può essere si forma già dai primi anni, e anche attraverso queste cose. Ecco perchè credo che sia giusto evitare di mettere in mano alle bambine giochi di questo genere, che trovo altamente diseducativi, e soprattutto di metter loro in mano cellulari e giochi elettronici prima che abbiano compiuto una certa età, e tornare a far lavorare la loro fantasia. Non sempre il progresso è segno di miglioramento, a volte bisogna tornare alle cose del passato. E sopratutto, smettiamola con questa immagine della donna che anche nei giocattoli ormai è diventata una smutandata poco di buono. Tremo al pensiero che facciano la bambola di Belen con tanto di tatuaggio. Ovviamente pure il transfert per le bambine.






Prospettive.

Nick Vujicic è un predicatore australiano. Un motivatore. Uno di quelli che per lavoro, per passione e per vocazione, spinge la gente ad andare avanti, motivandola, dando consigli di vita. Io non ne avevo mai sentito parlare, fino ad ieri. Poi, girovagando su facebook dove ogni tanto qualcosa di interessante viene fuori, ho trovato un link che parlava del matrimonio di questo Nick....apro il link e rimango, è inutile negarlo, basita: Nick è nato affetto da tetramelia, non ha nè braccia nè gambe. Spinta dalla curiosità, sono andata a cercare informazioni su di lui, video e quant'altro offrisse la rete, scoprendo che tiene "sermoni" a cui partecipano migliaia di persone, e che affronta la vita quotidiana, ovviamente per una persona come lui piena di ostacoli, con grinta e tenacia. Per quanto mi riguarda la figura del predicatore, del motivatore l'avevo sempre vista in maniera negativa: mi sono sempre sembrati degli invasati, un pò come il Jim Cunningham interpretato da Patrick Swayze in "Donnie Darko". Invece mi sono voluta soffermare con attenzione su ciò che lui dice, rimanendo colpita da una frase in particolare: "Non ha senso essere completi nell'esteriore, se non si è completi nell'interiore". Il punto  però non sono le cose che vengono dette ma da chi vengono dette: è facile che a motivare qualcuno sia una persona che dalla vita ha avuto tutto, ma se determinate cose vengono dette, con ferma convinzione oltretutto, da persone che dalla vita sono state private delle cose basilari come braccia e gambe, e con le conseguenze che ne vengono fuori, è tutta un altra storia. Se si ha un minimo di coscienza, e metto il se perchè al giorno d'oggi non è scontato averne una, la sensazione che si prova dalla visione di questi video, leggendo ed ascoltando le sue parole, è di disgusto. Per se stessi.
Un video che ho visto ieri, mostrava Nick che teneva un discorso davanti una classe americana: scherzava su se stesso e poi, dopo essersi lasciato cadere, mostrava come riusciva ad alzarsi usando come perno la sua testa. MI sono sentita piccola piccola. Ho pensato al fatto che ieri ero tornata a casa felice, contenta per aver superato un esame che consideravo difficilissimo, sentendomi come se mi fossi tolta un peso. E ho pensato che mi scocciava terribilmente andare a fare la spesa, quando avrei voluto rimanere sul divano di casa sbivaccata a non fare altro che sentire musica e guardare film. A poco a poco, ho guardato indietro nella mia vita, soffermandomi su quelle che io ho creduto essere difficoltà, su quegli episodi che io ho ritenuto essere delle difficoltà e davanti ai quali mi sono trovata e ci ritroviamo molto spesso a dire "Non ce la faccio". Un brutto voto, un rifiuto, un invito mancato, una festa saltata. O un chilo preso, o perso. Una maglietta che non ci sta più, un pantalone che non ci è mai entrato. O quella borsa o quelle scarpe che non abbiamo potuto comprare perchè costavano troppo. Certo, nella vita di tutti ci sono anche momenti veramente difficili, com'è normale che sia. Tutte cose che li per li ci fanno rimanere con l'amaro in bocca e con la sensazione di fallimento, di non valere niente.Forse dovremmo, anzi sicuramente, dobbiamo cominciare a guardare le cose da un'altra prospettiva, imparando ad assegnare ad ognuna di loro il giusto valore. Guardare a ciò che abbiamo con altri occhi, specie dopo che veniamo a conoscenza di realtà come quella di Nick: e imparare a non dare più niente per scontato, nemmeno le cose apparentemente banali e ad essere grati per ciò che la vita ci ha donato, anche nelle giornate in cui sembra andare tutto male, in cui dobbiamo comunque sperare di aver almeno imparato qualcosa, qualsiasi cosa. Perchè nessuna giornata è brutta se ti insegna qualcosa.  E capire che forse ciò che conta non è essere il primo, il migliore, il "più", ma rendersi conto di quello che si ha, di apprezzare le persone che abbiamo accanto a noi e che ci rimangono vicine nei momenti difficili; imparare veramente a vivere e non a trascinarsi pigramente ora dopo ora, giorno dopo giorno, imparando soprattutto ad apprezzare le piccole cose, riassaporandole,vedendole e vivendole da una diversa prospettiva. Quella giusta probabilmente. Credo che il segreto stia nell'equilibrio tra interiore ed esteriore, nell'accettarsi; nel rendersi conto che infondo si è fortunati semplicemente essendo normali, capire che tutto ciò che ci occorre, per andare avanti, per superare le difficoltà, ce l'abbiamo già. Riscoprire noi stessi, scoprire di essere in grado di affrontare le prove che la vita ci mette davanti, anche quelle piccole di ogni giorno, e smettere di dire "Non ce la faccio", ma imparare a contare sulla propria forza, imparare a dire "Ce la posso fare". E farcela, veramente.




lunedì 20 febbraio 2012

"Venti sigarette fanno più male di uno spinello"

Durante la trasmissione radiofonica "La Zanzara", l'ex ministro della salute Sirchia ha dichiarato che  uno spinello reca meno danni di venti sigarette.
Senza mettermi a discutere sulla veridicità, sulla condivisibilità o meno delle parole del ministro, ho deciso di approfondire il tema dell'uso della cannabis nella cura di alcune malattie come tumori ed altre come la SLA. Ovviamente, non essendo io medico nè avendo alcuna nozione in tema di medicina, il post sarà solo frutto di riflessioni personali senza alcuna pretesa, come tendo a specificare su ogni cosa che scrivo e pubblico.
 L'uso della cannabis per fini terapeutici era nota sin dal 1840 ma con la tassa imposta nel 1937 in America, per contrastarne l'uso non medico, la cannabis divenne introvabile e di conseguenza il suo uso farmacologico venne abolito e dimenticato. Ultimamente però l'uso di questa sostanza, viene rivisto dalla medicina tradizionale che ne riconosce determinati meriti e proprietà: molti studi medici ultimamente hanno dimostrato la sua efficacia nel combattere alcuni sintomi,come l'anoressia, tipici dell'AIDS, la spasticità della sclerosi multipla o le lesioni traumatiche nel midollo spinale. Produce inoltre notevoli benefici contro le nausee provocate dalla chemioterapia per combattere il cancro. Alcuni studi condotti sul THC (un principio attivo della cannabis) condotto su alcuni pazienti affetti da Alzheimer, il cui scopo era quello di analizzare gli effetti stimolatori dell'appetito provocati proprio dal principio attivo, hanno poi dimostrato che non solo l'appetito aumentava, ma che i comportamenti anomali, provocati dalla malattia diminuivano. Nel 1998, uno studio condotto in America da un gruppo di ricercatori guidati dall'inglese Aidan Hampson, e a cui hanno partecipato anche l'italiano Maurizio Grimaldi e il premio nobel Julius Axelrod, aveva altresì dimostrato come l'uso della cannabis prevenisse i danni cerebrali senza però provocare effetti allucinogeni e come fosse una speranza di cura per chi fosse stato colpito da ictus o da patologie neurodegenerative. Più di recente invece, uno studio uscito sulla rivista scientifica Nature, ha dimostrato come i cannabinoidi abbiano un effetto miorilassante ed antispastico sulla muscolatura e per questo motivo l'associazione inglese Royal pharmaceutic society, ha ottenuto dal governo britannico a procedere ad una ulteriore sperimentazione su 2000 persone affette da sclerosi multipla, in modo da trovare la combinazione farmaceutica adatta  a combattere la malattia. Bisogna anche aggiungere che un caso di morte per cannabis o marijuana non è mai stato registrato: si prenda ad esempio, la banalissima aspirina di cui tutti noi, abbiamo fatto o facciamo, un uso anche smodato a volte: negli Stati Uniti ogni anno muoiono tra le 2000 e 4000 persone per averla ingerita. Eppure nonostante i diversi studi medici pubblicati sull'argomento, che sono ovviamente ben più di quelli da me citati, e nonostante i benefici apportati a persone malate, nella maggior parte dei Paesi la cannabis continua ad essere illegale. In Italia, la legge Fini-Giovanardi la inserisce addirittura nello stesso posto riservato a droghe pesanti come eroina e cocaina, sebbene i suoi effetti non siano nemmeno lontanamente paragonabili a quello delle due droghe pesanti.

Tornando alla prima causa di questo post, c'è da aggiungere che, se della cannabis sono stati registrati effetti terapeutici e quindi positivi, delle sigarette ancora non si è registrato nessun effetto terapeutico o che comunque possa dar loro un barlume di positività. Anzi, molte volte sono proprio le sigarette a provocare quei disturbi, quelle malattie che poi, come ho discusso fin ora, possono essere curati tramite l'uso di cannabis. Eppure in quasi tutti i Paesi, le sigarette sono legali, la cannabis abbiamo già visto di no: in Italia da un pò di tempo sui pacchetti di sigarette sono stati messi quegli orrendi avvisi di morte in caso di consumo delle stesse, che però, almeno tra le persone che conosco io, non hanno mai fermato nessuno dal fumare.
Per quanto mi riguarda, nella mia vita non ho mai fatto uso nè dell'una nè dell'altra: non sono però contriara,e penso che si sia capito, all'uso della canapa nel contrastare alcune malattie o nel contrastare gli effetti negativi di alcune terapie, come la nausea e la scomparsa dell'appetito durante la chemio.
Dovrebbero essere invece le sigarette ad essere proibite, ma non tanto per...poichè si sa che l'uomo, quando una cosa è proibita la desidera molto di più: è necessario che sin dalla prima infanzia, nelle scuole parta una campagna, che non si limiti ad una sporadica giornata l'anno, contro il fumo e sugli effettivi nocivi che provoca, di modo da formare la coscienza delle persone da subito, e in modo tale che siano loro per primi a rifiutarne l'uso, senza alcuna proibizione governativa. Non farlo perchè te lo impongono, ma farlo perchè tu capisci che è dannoso per la tua salute.
E mi piacerebbe che la medicina, anche in Italia essendo io cittadina italiana, cominciasse a considerare molto di più l'uso della cannabis e i suoi effetti. Magari (ma magari dico una scemenza..ripeto, non sono medico nè voglio avere alcuna pretesa) nel THC si trova la cura per tante malattie ancora oggi appunto incurabili.

domenica 19 febbraio 2012

Cronaca di una vittoria annunciata

Come già in qualche modo previsto nel mio post precedente, anche questo festival di Sanremo ha visto il trionfo della partecipante di un talent show. La vittoria è stata decisa tramite il voto dell'orchestra e dei giornalisti, che hanno portato sul podio tre donne, Arisa, Noemi e appunto, Emma; data come vincitrice la prima delle tre, il meccanismo del golden share ha poi decretato il trionfo della cantante fiorentina. Niente di  nuovo all'orizzonte quindi. Ancora una volta, oramai, i talent show si dimostrano gli assoluti dominatori di gusti, preferenze e classifiche della massa e anche dei giornalisti che si rendono evidentemente conto che far vincere una di Amici fa più pubblicità visto l'enorme seguito di persone che sono ormai assuefatti a questi programmi televisivi e sono, ahimè, convinti che sia questo il modo per arrivare al successo, in barba a sacrifici e studio. Insomma, un qualche stupore per la sua vittoria è decisamente ridicolo e anche un pò fuori luogo: a Sanremo il talento non è stato mai, o quasi mai premiato. Ho già specificato che durante il festival non sono riuscita a sentire le canzoni, visto che (e mi autocito) "il mio cervello non le recepisce"; ho quindi rivisto i video di alcune, tutte proprio non ce l ho fatta!, esibizioni. La canzone vincitrice, è una di quelle canzoni apparentemente profonde ed impegnate socialmente, ma che in realtà nasconde una furbizia e una banalità quasi ridicole: mi hanno fatto notare che il tema della canzone, una specie di preghiera a Dio affinchè aiuti le persone più in difficoltà, era molto simile alla canzone vincitrice dello scorso anno, "Chiamami ancora amore" di Roberto Vecchioni...furbizia di Emma e dei suoi autori che riprendono il filone dell'impegnato sapendo che attira sempre consensi? Se poi ci si ferma a leggere con attenzione le parole del brano, ci si accorge che effettivamente l'aggettivo banale è quello più accostabile, accompagnato da una musica egualmente banale e a tratti anche "pomposa": il tema del soldato che si sacrifica per il Paese e poi non riesce ad arrivare a fine mese, il ragazzo di 30 anni che teme il matrimonio, le persone buone che ancora credono nel bene. Mancava solo che il latte è ricco di calcio, e che non esistono più le mezze stagioni ed il pout pourri di luoghi comuni era bello che completo. Fosse stato per me, avrei scelto come canzoni vincitrici ben altre e ben altri cantanti, molto più talentuosi e con testi molto più belli di quello di Emma. Come ad esempio quello dei Marlene Kuntz che, eliminati alla prima serata anche un pò ingiustamente, hanno affrontato un tema importante, quello della felicità, in maniera totalmente contrapposta a quello della vincitrice: la loro è infatti una canzone solo in apparenza semplice, ma che ad una lettura ed ascolto più approfondito, si dimostra appunto ben più profondo e, a mio parere, bello e non scontato. O anche quello di Arisa che forse meritava più del secondo posto, grazie ad un testo poetico e sensibile, frutto di un'esperienza personale e quindi molto più sentito di molti altri. Una menzione speciale, a livello di testo io voglio farla a Bersani che si rivela sempre per il grande cantante che è (ormai rarità in Italia): devo ammettere che sentito superficialmente il suo sembra anche abbastanza stupido ed insignficante, accompagnato da una musichetta che lo rende anche un pò una marcetta; invece rileggendolo ho notato una sorta di similitudine tra questo pallone rubato, bloccato e infine bucato e le emarginazioni sociali. O forse è solo un mio film personale. A livello di talento invece, sicuramente c'è da citare Nina Zilli a cui va anche il mio personale applauso per aver scelto di ispirarsi ad una grande come Mina, alla faccia di chi la critica proprio per questo. E un applauso personalissimo va a Chiara Civiello: cantante siciliana (Modica) è una polistrumentista (piano e chitarra) che scrive le proprie canzoni in italiano, inglese e portoghese, si è diplomata alla scuola di musica indipendente di Boston Berklee College, che ha visto tra i suoi studenti Joey Kramer degli Aereosmith, Quincy Jones e John Mayer, e ha ben 4 album di jazz già pubblicati durante la sua carriera.
Emma ha vinto Amici ed un altro talent show, il cui scopo era quello di formare l'ennesima pop band in stile Lollipop. Ma in Italia appunto, il talento viene trattato come carta straccia ed ecco che una viene eliminata e l'altra, per non si sa quale assurdo motivo se non puramente commerciale, vince il festival della canzone italiana.

Ma mentre in Italia il talento è preso a pesci in faccia, fortunatamente dall'estero arrivano le dovute soddisfazioni e i dovuti riconoscimenti. Alla 62 esima edizione del Festival del Cinema di Berlino hanno trionfato gli italiani fratelli Taviani con il film "Cesare deve morire": girato interamente nel carcere romano di Rebibbia, il docufilm si basa sull'opera sheakspeariana Giulio Cesare che i detenuti del carcere rimettono in scena come spettacolo teatrale, mostrando, nonostante i crimini commessi, la loro umanità più profonda. Ed un premio, quello del pubblico, è stato assegnato anche a Daniele Vicari e al suo film sulla scuola Diaz di Genova e ai fatti che la videro tristemente protagonista nel G8 del 2001.
Un bel riconoscimento per il cinema italiano che ha dimostrato di saper ancora produrre qualità ed ottenere ciò che merita (sebbene non nella propria terra..ma si sa, nemo propheta in patria).

C'è da sperare che lo stesso riconoscimento ai veri talenti si faccia anche il prossimo anno alla nuova edizione del Festival di Sanremo...se proprio devono farlo.

sabato 18 febbraio 2012

Il declino della cultura

Avendo un mal di testa lancinante a causa del freddo preso, che mi fa passare la voglia, nonostante sia sabato, di mettere piede fuori casa, ho deciso di dedicarmi alla ricerca di un film da vedere. E mentre spulciavo tra i titoli di film prodotti negli ultimi anni, mi sono accorta che nessuno attirava la mia attenzione. Sono da sempre un'appassionata di cinema, ma del cinema con la C maiuscola. Da quando ero piccola infatti, i miei genitori hanno avuto la bellissima abitudine di far vedere, a me e mia sorella, un film a settimana: il primo che ricordo d'aver visto, esclusi i cartoni della Disney (precisiamo che ero anche abbastanza piccola) è stato Miracolo a Milano, il film neorealista di De Sica che descriveva la Milano degli anni subito conseguenti alla fine della seconda guerra mondiale. E ancora, una serie di film che sono entrati sia nella storia che nel mio cuore. Tra tutti, quello che forse amo di più e che non mi stanco mai di rivedere, "Via col vento". A prescindere dalla storia che fa da cornice al film (la guerra di secessione americana che vede contrapposte le forze sudiste e nordiste) l'aspetto che da sempre mi ha affascinata è la protagonista principale, interpretata dalla meravigliosa Vivien Leigh, Rossella O'Hara. Rossella è l'antieroina per eccellenza: bellissima, è anche determinata e testarda, oltre che un pò egoista e non esita a sfruttare anche i suoi familiari per raggiungere lo scopo di una vita agiata e tranquilla, magari al fianco del suo adorato Ashley. Eppure, nonostante la cattiveria di base che il personaggio nasconde, è uno dei personaggi più amati del cinema e attira più simpatie di quelle che ottiene il personaggio di Melania Hamilton (Olivia de Havilland) che per caratteristiche quali la bontà, la mitezza e l'altruismo, dovrebbe essere ed è l'eroina del film. Via col vento è il film per eccellenza, quello che in tutte le classifiche cinematografiche è sempre primo. Merito della bravura del regista e degli attori che lo interpretano. E a me una domanda sorge spontanea..ma perchè di questi talenti non ne esistono più? Una volta i nostri genitori,i nostri nonni, vedevano film come Il padrino, C'era una volta in America, Matrimonio all'italiana (giusto per citarne alcuni). I cosidetti ''flop'' rappresentavano una percentuale irrisoria, mentre adesso sono i capolavori a costituire una percentuale irrisoria. Ovviamente, ricordo che ogni cosa che scrivo è frutto di riflessioni personali, condivisibili o meno. Ma ciò che io ho osservato è un lento declino: non saprei specificare o fermare una data precisa nel tempo da cui questa debacle culturale ha avuto inizio. Improvvisamente, forse senza neanche accorgercene, si è passati da personaggi come Rossella O'Hara, quelli più dolci interpretati da Grace Kelly o anticonformisti come Holly Golightly di Audrey Hepburn (senza citare la bravura delle nostrane Loren o Lollo, o di attrici straniere come  la Taylor o Diane Keaton)ad attricette di quart'ordine, senza nessun talento se non fisico, prive di spessore e di capacità di coinvolgimento del pubblico, oltre che monoespressive. Le poche attrici talentuose rimaste, sono sopraffatte dal dilagare inarrestabile di starlette che non si sa chi le ha piazzate li. E non parliamo degli attori maschili, perchè i cultori del cinema come me potrebbero veramente deprimersi a pensare che si è passati da attori del calibro di Clarke Gable, Robert De Niro e Vittorio De Sica ad attoruncoli da strapazzo, come il figlio dell'ultimo citato che, non me ne vogliano i suoi fan, dal padre in quanto a talento non ha ereditato niente. E dei registi nemmeno a parlarne. I pochi che ancora producono film di qualità non sempre riscuotono il successo dovuto, a causa anche dei gusti della massa che incorona film campione di incassi i vari cinepanettoni nostrani o quelli sui college americani. E quando qualcuno prova a cimentarsi, a causa forse di mancanza di fantasia o forse in onore del film in questione, in sequel non ufficiali o in remake,non sempre il risultato è glorioso e al pari delle aspettative. Tra quelli di cui ho un ricordo peggiore ci sono il sequel di Via col Vento, Rossella, e il remake di produzione italo-austriaca "Sissi". E il paragone tra la meravigliosa Romy Schneider e Cristiana Capotondi viene consequenziale e, per ciò che mi riguarda, tutto a sfavore della seconda. Sembra quasi che il talento artistico diminuisca man mano che si vada avanti. Anche i gusti del pubblico sono decisamente cambiati, a causa anche di una certa televisione che ha sdoganato la mancanza di talento, la volgarità e la presunzione che per essere qualcuno non servano i sacrifici, ma basta vincere un talent show. Riguardo a quest'ultimo argomento, mi ha fatto riflettere la puntata di ieri di Sanremo, quella che di solito è caratterizzata dalla presenza di ospiti stranieri. Senza star a discutere dell'ormai massiccia presenza dei vincitori dei vari amici ed xfactor, mi ha colpito anche in questo caso il lento declino che si è riflettuto anche sul festival della canzone italiana: una volta gli ospiti stranieri erano del calibro dei Queen o di Whitney Houston, mentre ieri le attese erano per i terzi classificati dell'X Factor inglese, tali One Direction. Preannunciati più volte da  un Morand decisamente poco convinto di ciò che lui stesso doveva dire, che li ha definiti continuamente come i detentori del primo posto per i dischi venduti e con un alto numero di visualizzazioni su youtube (come se il talento possa essere numerificato), i 5 ragazzini hanno dato vita alla solita esibizione banale, su musica banale e già sentita e con un testo che è un capolavoro di frasi fatte e luoghi comuni, e facendosi notare molto di più per il loro abbigliamento, le loro pettinature finto spettinate e le loro mossette e ammiccamenti alla telecamera studiate a tavolino. Una volta la bravura dei cantanti li faceva anche sembrare belli, mentre adesso è il contrario: si giudicano bravi i cantanti, o gli attori, solo perchè belli. Un esempio su tutti i Beatles: sicuramente non belli, ma indubbiamente uno dei migliori gruppi di tutti i tempi e la cui bravura indiscutibile li faceva apparire anche affascinanti (per quanto mi riguarda, il talento di John Lennon lo rende per me uno degli uomini più belli, sebbene mi renda conto che oggettivamente non è proprio vero). Ma evidentemente se questi gruppetti riscuotono tanto successo  e se  il loro numero di vendite è tanto alto, ciò che vuole il pubblico, la massa è questo. Ed ecco che arriviamo al bandolo della matassa: i gusti del pubblico sono cambiati nel tempo, adeguandosi agli input di coloro che sono considerati degli opinion leader. E' un cane che si morde la coda, dove la televisione, il cinema e la musica influenzano gli opinion leader che a loro volta influenzano le masse e di conseguenze anche i settori sopra citati. Quello che ancora non capisco, è il passaggio che ha determinato il successo di questi cantanti, attori e perchè no scrittori (come non ricordare Moccia?..che, tanto per chiudere il cerchio, è uno degli autori sanremesi)

giovedì 16 febbraio 2012

Silenzio


                                                              Certa gente dovrebbe ricordarsi di usarlo
                                                                     più spesso, o di approfittarne per
                                                                      riflettere prima di emettere sentenze.




E per oggi è tutto qui, chi vuol esser lieto sia.
Del doman non v'è certezza, tranne che la mia pazienza ha un limite e il prossimo moralista ipocrita che viene a farmi storie conoscerà l'importanza del lasciarmi tranquilla.






"Porta i tuoi blabla da un blablaologo"

mercoledì 15 febbraio 2012

Sanremo: stacchiamo la spina o no?

Puntuale come i chili dopo Natale, o come la pioggia che arriva quando stendi panni, eccoti di nuovo il Festival di Sanremo. E ovviamente tutto l'annesso coretto di "mannomasimassumadai" "la canzone italiana è morta" e via dicendo: però tutti se lo vedono, testimoni i milioni di twitter (postati anche da me sia chiaro)...sennò tutto sto share come lo fa?
Insomma quest'anno ho deciso di farmi del male e vederlo anche io, anche perchè comunque attendevo con curiosità la performance di Celentano. Partiamo dal presupposto che non voglio dare giudizi delle canzoni perchè non ne sono in grado: non sono riuscita a sentirne nemmeno una. Io per riuscire a sentire una canzone sanremese devo aspettare mesi, perchè cantata li mi sembra o una filastrocca scema che mio cugino di sei anni la scrive meglio, oppure tutto un ghirigoro di note altissime una dietro l'altra per fare vedere che il/la cantante c'ha la voce, anche se canta la ricetta dello strudel di mele.
Nulla da dire su Luca e Paolo, che forse hanno fin ora registrato il momento migliore del Festival: il loro siparietto, che molti hanno giudicato volgare, è stato divertente e dissacrante, soprattutto nelle punzecchiature a quei colleghi che, ed effettivamente io sono d'accordo, con la caduta di "quel pelato" hanno un pò perso la loro vis comica e adesso tentano di far ridere con battute che forse nemmeno al Bagaglino.
Ovviamente, come tutti gli anni da un bel pò di tempo, in realtà tutti se ne stracciafregano delle canzoni pensando però ad un altro argomento che tiene tutti col fiato sospeso: chi saranno le stanghe di quest'anno che affiancano il conduttore?Il conduttore è di nuovo quel giovine di Gianni Morandi. Che magari, se quando gli dicono che presenterà di nuovo il festival si fa mandare dalla mamma a prendere lezioni di recitazione, oltre che il latte, non sarebbe male. Le vallette di quest'anno erano inizialmente due, Tamara Ecclestone e Ivana Mazrova. La prima è la classica vip senza sapere perchè: è la figlia di Bernie Eccleston, quello che quando si annoia gioca alle macchinine con le Ferrari vere. Ma cosa abbia mai fatto questa donna non è dato saperlo. Dicono sia una modella ma a me ormai "modella" sembra, più che un lavoro, un etichetta che appioppano alle ricche fighe nullafacenti, giusto per non far credere a noi poveri sfigati che non lavorino(embè,perchè quello di modella è un lavoro). Insomma questa madamigella è stata però silurata per i troppi capricci...beh se chiami  una che la città di Sanremo se la compra e magari risolve pure il debito pubblico dell'Italia, cosa ti stupisci che fa i capricci?Certo, quando ha dichiarato di essersi incavolata perchè Gianni parlava,anzi si ostinava a parlare in italiano con lei, ha dato un tantinello fastidio. Quindi ciao Tamara, e io ringrazio, perchè a vedermi davanti sto mix di Angelina Jolie e Megan Fox per quattro sere mi sarei veramente inviperita. Rimane però quella stanga di due metri, che per il primo giorno ha dato forfait per un collo malandato, anche se poi è ritornata nella seconda puntata (di stasera) abballando e ricordando a tutti il gelo che calò, o per lo meno che provai io, quando Ines Sastre rise la prima volta. Pessima. La risata intendo.
La prima sera in sostituzione della suddetta sono arrivate le ripescate Belen e Canalis, che io trovo molto meno impacciate di Gianni e decisamente più spigliate dell'anno scorso, grazie anche agli agganci dati da Rocco Papaleo che è veramente eccezionale e anche un pò sprecato nel ruolo di spalla. Forse, la Rodriguez un pò troppo meno impacciata e i trecento twitter sull'argomento mutanda si mutanda no di stasera ne sono la prova.
Vabbè insomma, arriviamo al momento 'clou'. L'esibizione di Adriano.
Un commento a caldo? Incomprensibile. Incomprensibile l'intro di bombardamenti e ragazzi che scappavano e venivano colpiti: ma cosa mi stava a significare?
Precisiamo che io non sono una che legge nè Avvenire nè Famiglia Cristiana, ma dichiararsi in favore e sperare nella chiusura di due giornali, per quanto possono non piacere, è una cosa che rasenta il ridicolo. La libertà d'espressione ci deve essere per tutti. Sinceramente, rivedendo il video e ascoltando meglio, non ho capito perchè la Chiesa se la sia presa tanto: Celentano, a parte l'uscita infelice sui giornali, non ha mica detto che i preti devono mettersi a ballare Ai seu te pego durante la messa. Ha semplicemente detto che sarebbe meglio e forse più utile che i preti durante le messe, e anche non durante le messe, si occupassero di quello che dovrebbe essere veramente la loro missione, ossia parlare di Dio e non di politica. Che c'è di sbagliato?Certo, quando è passato da Dio a Montezemolo, non ho proprio ben afferrato il collegamento..
Ne ho ben capito se Celentano quelle canzoni da messa cantata che c'ha propinato durante il monologo le ha scritte veramente oppure sono stati quei buontemponi degli autori che volevano far del male a qualcuno e farci chiedere perchè dobbiamo pagare il canone rai.
Non che Celentano abbia detto totalmente delle cazzate: il problema è che le cose erano totalmente sconnesse tra di loro,prive di filo logico e un qualsiasi collegamento. Erano solo una serie di stacchetti intervallati dalla musica, che hanno fatto perdere a tutti una minima speranza di seguire e capire..a meno che non si fosse presenti all'ariston.
Poi eccoti che arriva il momento Pupo: il molleggiato dice non so cosa, nomina Pupo e questo si alza dal pubblico a rispondere a Celentano. Io, nella mia immensa pirlaggine che mi coglie in alcuni momenti, ero veramente convinta che il grande puffo si fosse incazzato: poi ha continuato a parlare, è spuntato pure Morandi a cui Celentano ha chiesto "Tu sai che la consulta ha bocciato il referendum?" con la conseguente espressione morandiana che sembrava dire"Mi metto a cantare In ginocchio da te, cosi la smettiamo co sta corazzata Potiomkie?"e li sono riuscita a comprendere che era tipo la recita di fine anno.
Non che i temi fossero sbagliati, ma sbagliato è stato il modo in cui li hanno trasmessi: non erano chiari e non riuscivano, ovviamente opinione personale, a trattenere l'attenzione di chi li ascoltava. Milioni di salti di argomenti, dalla Chiesa a Montezemolo, dal referendum bocciato dalla Consulta a Santoro silurato.
Forse, parere personale, sarebbe stato meglio concentrarsi bene su un unico argomento senza eccessive divagazioni. E senza fare una messa cantata.
E ovviamente mettiamoci sempre Prisincolinecceteremachidiaminelosascrivere, cosi la Siae da i soldini.
Vabbè penso si sia capito che personalmente la mia attesa su Celentano è stata un pò delusa: si è sprecato una buona occasione per inculcare o tentare di far capire qualcosa d'importante a chi seguiva.
E dulcis in fundo, visto che vogliamo concludere in bellezza, gara annullata perchè il televoto non collaborava. Forse si era suicidato dopo il teatrino di Morandi, Pupo e Celentano.

La serata di stasera invece è stato qualcosa che più ridicola, sempre e solo opinione personale, non si poteva. Le canzoni messe praticamente in un angolo, che da protagoniste della gara diventano comparse, per non dire tappezzerie. Pessimi, veramente pessimi, gli stacchetti di quello che alcune persone si ostinano a chiamare "duo comico", ossia i Soliti Idioti. Per ciò che mi riguarda, non solo non capisco cos'è che li fa giudicare divertenti, ma si potevano tranquillamente evitare questi momenti pseudo ilari, far cantare i cantanti, e risparmiare tanto tempo. Ed evitare sempre di scadere nel trash che fa rimpiangere il Bagaglino e le battute di Martufello.
E mille grazie a Belen che rassicura tutti che le mutande le indossa, ma sono cucite sul vestito, davanti ad un ignaro Papaleo che probabilmente si stava chiedendo quale punizione divina l'avesse condotto fin li.



E fatemi per favore citare quel meraviglioso, altissimo e profondo momento culturale in cui una BiondaGaia ha cominciato a invocare un certo Carlo.
Che momento.
E me l'hanno anche eliminata.





Nciòparole.


martedì 14 febbraio 2012

Il culto della finta bellezza.


"La bellezza è la migliore lettera di raccomandazione".
Lo scriveva Aristotele, nel III secolo A.C. Ed è un aforisma perfettamente applicabile anche adesso, sia per uomini che per donne, sebbene sia noto a tutti che l'assioma "bella=facilità di arrivare dove vuole"sia più riferibile al gentil sesso. In fin dei conti, è la bellezza che muove tutto, in tutti i campi. Noi tutti infondo, quando dobbiamo scegliere qualcosa diamo prima ascolto al nostro senso estetico, assecondando l'impulso che ci spinge a scegliere( a meno che non entri in campo il concetto di utile..ma non è di quello che voglio parlare)la cosa che per noi è più bella. Anche in campi dove la bellezza non c'entra, o non dovrebbe c'entrare, torna sempre: nei continui ed imperanti programmi di cucina che la televisione ci propina, una valutazione importante è data dall'estetica dei piatti, ossia da come questi vengono presentati. E' naturale, tutti preferiamo il bello. Tutti preferiamo vedere, essere a contatto con il bello e tutti, anche i moralisti/finti intellettuali che lo negano, vorrebbero essere belli. Insomma, la bellezza è ovunque ed è da sempre. Per il già citato Aristotele, il bello corrispondeva al vero; per Plotino nel mondo del reale non si poteva attingere ad una forma ideale del bello, fino a giungere a Kant, che ha "sdoganato" il concetto di bello come qualcosa che non è insito nella cosa in sè, ma è una qualità attribuile da chi osserva l'oggetto in questione (per farla semplice, non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace). E' chiaro che poi, il giudizio soggettivo/complessivo sulla bellezza si è poi modificato nel corso del tempo, e a mio parere personale, ultimamente il concetto di bellezza va spesso e volentieri a braccetto con quello di volgarità ed esibizionismo. Colpa della trasformazione anche dei mezzi con cui la bellezza veniva e viene diffusa. Una volta c'erano i dipinti che raffiguravano donne bellissime nei panni di Sante e Madonne, oppure nobili donne ritratti nei loro abiti più ricchi (aggiungiamo che bellezza e ricchezza vanno, ahimè, molto d'accordo) e ancora e soprattutto, donne raffigurate al naturale. Un nudo naturale, quasi come se fosse appunto naturale non indossare niente...un nudo che non è volgare, ma quasi ammirevole e che induce ammirazione, come nella Danae rappresentata da Tiziano:
a nessuno che guarda questo dipinto viene in mente il concetto di volgarità. Senza analizzare in toto tutti i cambiamenti dei mezzi di diffusione della bellezza o presunta tale(visto che la sottoscritta domani ha un esame e non dovrebbe nemmeno scriverlo questo post)voglio arrivare ai 'tempi moderni'. Quelli dove cinema e televisione hanno imposto il dictat di bello e brutto. E anche qui c'è sempre la distinzione tra prima e dopo: nel cinema di una volta ad essere giudicate belle erano donne eleganti come Grace Kelly e Audrey Hepburn, o sensuali come Marylin Monroe e Rita Hayworth. Sensuali, ma mai volgari. E soprattutto bellezze semplici e naturali. E qui con il termine naturale mi riferisco a quella mancanza di 'ritocchini' e visite perenni dal chirurgo plastico che fanno credere e apparire bello ciò che in realtà bello forse non sarebbe. Mi chiedo sempre, osservando immagini di donne effettivamente stupende
se la loro bellezza sarebbe cosi abbagliante senza visite chirurgiche. Ecco perchè ho deciso di intitolare il post con 'culto della falsa bellezza'. E' una bellezza vera e naturale quella che stiamo ammirando o è forse il sapiente ed abile lavoro di un chirurgo ben pagato? E' la carne che invidiamo o la plastica di seni e glutei rifatti? Questa a mio parere non è bellezza, ma è un illusione di ciò. Una esasperata ricerca di perfezione estetica che ricade inevitabilmente nel grottesco. E puntualmente ormai, ad essere giudicate belle non sono le donne(ho improntato il discorso esclusivamente sulla bellezza femminile, perchè è in fondo quella che ''tira'' di più) che belle lo sono veramente e nei termini meno volgari. Ma lo sono quelle donne che, magari cosi belle in realtà non sono, nè lo sarebbero in condizioni normali, ma che offrono all'occhio sempre più voyerista dell'osservatore tutto ciò che c'è da offrire ed osservare, non lasciando spazio all'immaginazione che una volta era anche una componente fondamentale per creare un aurea di sensualità. Ormai più mostri e più sei bella. Il volgare ha completamente sposato la bellezza.


Ma evidentemente, io di bellezza ne capisco poco e niente, perchè ormai nelle canzoni la donna ideale fisicamente parlando viene descritta con "il culo di Rhianna e il volto di Belen".
Appunto.



lunedì 13 febbraio 2012

Falso pudore

Sembra che puntualmente, ci sia qualcuno che non può proprio esimersi dall'aprire bocca e sparare cazzate. Probabilmente per ricordare al mondo la propria esistenza, non capendo che il mondo o per lo meno una parte di esso, vivrebbe meglio nell'oblio. Mi riferisco alle ultime felicissime esternazioni di Giovanardi sui gay, anzi questa volta sulle lesbiche. "Due donne che si baciano in strada sono come un uomo che fa la pipi per strada: se  lo fa in bagno va bene, ma per strada da fastidio". Quindi in poche parole, si alle lesbiche, ma cortesemente a casa propria, perchè le vostre manifestazioni d'affetto posso dare fastidio. A Giovanardi certo. A quello che intraprese una campagna contro l'Ikea perchè secondo lui dava un'idea sbagliata ed incostituzionale della famiglia, che per lui deve essere solo ed esclusivamente quella formata da uomo e donna. Quello che contesta l'adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Però c'è da dire che Giovanardi ha militato nella DC, in quel clima di cattolicesimo esasperato ed esasperante, e anche, a parere della sottoscritta, eccessivamente bigotto. Ovviamente ognuno ha le sue idee, e personalmente non mi sento di criticare chi è cresciuto con un'educazione eccessivamente cattolica, perchè rischierei io stessa di apparire con i paraocchi. Ognuno è libero di avere le sue idee, anche se, è alquanto illogico che sia proprio un cattolico a discriminare o peggio, a considerare 'diverso' qualcuno. Dopotutto, non siamo tutti figli dello stesso Dio?non è questa una delle basi fondamentali della religione cristiana a cui l'ex ministro dice di rifarsi? Mi fa sempre riflettere come queste espressioni di sdegno e di falso pudore (falso si, perchè credo che il pudore dovrebbe essere quello di riflettere prima di dire certe cose) provengano da quelle persone che, in base all'educazione e ai valori che si vantano di avere, dovrebbero anzi insegnarci a rispettare tutti quanti, ad accettare anche la persona più diversa da noi. Invece no. Ovviamente, lungi da me il voler fare un discorso generalista e di fare di tutta l'erba un fascio, perchè nella mia vita ho avuto e ho l'onore di conoscere persone, appartenenti alla categoria di 'cattolici convintissimi' a cui va tutta la mia stima e il mio rispetto. Però queste affermazioni vengono sempre  e comunque da quella parte politica che dice di rifarsi a quegli insegnamenti, e la prima cosa che mi chiedo è..in che epoca viviamo? Ma non posso nemmeno usare frasi come "sembra di vivere nell' antichità" poichè tutti sanno che nell'antica Grecia i rapporti omosessuali erano quelli considerati normali, cosi come era normale che le persone più in vista come eroi e filosofi avessero amanti dello stesso sesso. Un nome fra tutti, Patroclo. Si, esattamente quello che poi in tutti i film sulla guerra di Troia da amante di è diventato il cugino di...ma perchè?se un eroe aveva un amante era meno eroe? Oppure fa comodo rispettare solo determinate idee, dimenticandosi che nel mondo c'è chi è infastidito da queste stupide censure?.
Ma ritornando al fulcro di questo post...a me vedere due donne che si baciano non mi da fastidio, anzi. I gesti d'amore dovrebbero sempre affascinare, da chiunque provengano. E' chiaro che il mio è un discorso personale, senza pretesa di essere portavoce di chissà chi. A me due donne che si baciano non mi danno fastidio, nè l'idea di due donne o uomini che si baciano, o si amano.
Personalmente, mi danno molto più fastidio le ipocrisie latenti, il falsissimo pudore di chi si lamenta di due donne che si amano e vogliono essere libere di dimostrarlo, e poi milita in partiti in cui c'è chi è accusato di favoreggiamento alla prostituzione minorile. M'infastidisco molto di più a sentire che il signor ex ministro arriva ad insultare gli aquilani e a prenderli palesemente in giro in una trasmissione televisiva. Mi da molto di più ai nervi che una persona che dovrebbe comunque rappresentare lo Stato italiano, si dica dubbioso sul fatto che Cuffaro abbia favorito la mafia e che sostenga l'innocenza di Dell'Utri. E  ancora, più che due donne che si baciano, mi da fastidio sentire affermazioni come quelle su Stefano Cucchi, che secondo l'ex ministro morì per uso di cannabis e per anoressia.

Se tanto vogliamo parlare di pudore, parliamone allora. Perchè il vero pudore dovrebbe essere, a mio parere, quello di riflettere prima di parlare. Specie quando si tratta di affrontare argomenti che ancora nell'epoca in cui viviamo, sono delicati. Cosa che io trovo assurda, visto che per quanto mi riguarda non si dovrebbe nemmeno più discutere di gay ed etero, non ci dovrebbero nemmeno essere manifestazioni pro gay: non perchè ne sia contraria, ma perchè i gay dovrebbero ormai essere inseriti a pieno titolo nella società moderna e quindi non dovrebbe esserci bisogno di manifestazioni per i loro diritti e per la loro parità sociale e morale.
 Perchè due persone che si amano non fanno niente di male.
Determinate parole si, e molto spesso, fanno più male a chi le pronuncia. E credo anche, che si dovrebbe distinguere tra 'buona educazione' e 'presunta tale'. Perchè, che io sappia, la buona educazione non insegna a discriminare e guardare con superiorità e indignazione chi è diverso da me.





domenica 12 febbraio 2012

Fama mortale

Sono da poco passate le due del mattino in Italia, e i nottambuli come me, apprendono tramite social network che la cantante americana Whitney Houston è morta. Si susseguono immediatamente messaggi di cordoglio 'twittati' sia dai suoi illustri colleghi sia da chi, compresa la sottoscritta, ha sempre ammirato il talento e la potenza vocale della cantante definita, per questo motivo, da Oprah Winfrey "The Voice" (soprannome che al maschile venne attribuito a Frank Sinatra). I motivi del decesso non sono resi noti subito, anche se sono facilmente intuibili: la cantante da sempre combatteva contro una fortissima dipendenza dalla droga, con continue entrate ed uscite da cliniche riabilitative...cosa che ormai non fa più scalpore, visto che il soggiorno in clinica sembra essere diventato una tappa fondamentale nella scalata al successo, e soprattutto viste le continue notizie che imperano nella parte 'gossip' di starlette o presunte tali che nelle cliniche c'hanno ormai preso la residenza fissa. Eppure per Whitney è diverso: qui si piange un vero talento, un talento che avrebbe potuto dare tanto e che tanto ha dato alla musica. Una vita lavorativa  costellata di successi la sua: 170 milioni di copie di album venduti, sette singoli piazzati alla numero uno nella BillBoard Hot 100, superando altri mostri sacri come Diana Ross &The Supremes e i Beatles. Quarta donna negli Usa per numero di vendite e al primo posto, al pari con Micheal Jackson, come artista di colore; non si contano poi gli innumerevoli premi, che nel 2008 l'hanno fatta entrare nel Guiness dei primati in quanto artista più premiata e popolare del mondo e il 34esimo posto datole dalla rivista Rolling Stones tra le 100 cantanti più grandi di tutti i tempi. Successo e bravura che sembravano essere già predestinati alla cantante, cugina della bravissima Dionne Warwick e figlioccia della regina Aretha Franklin. Con delle premesse cosi, noi comuni mortali, immaginiamo una vita semi perfetta.
E invece nonostante successi, singoli piazzati alla numero 1, film (celeberrimo "The bodyguard" con Kevin Costner) e mettiamoci anche una grande bellezza, quello che, personalmente parlando, balza agli occhi in queste ore in cui l'attenzione mediatica è rivolta interamente a lei, è la completa tristezza e solitudine che deve aver imperato sulla sua vita. Da poco si susseguiva quel cattivissimo gossip che voleva che la cantante fosse diventata un homeless, una senza tetto, che aveva disperso tutto il suo patrimonio ed era costretta a chiedere prestiti agli amici per solo 100 dollari. E non mancano ovviamente le stupidaggini di chi, commentando la recente conversione all'Islam dell'artista, vuole la sua morte come una punizione voluta da Dio. Ma notizie fasulle o meno, più o meno tutti conoscono la tormentata vita privata di Whitney; nel 92 si sposa con il collega Bobby Brown, andando contro la famiglia che non vedeva di buon occhio il cantante, la cui fama canora era stata oscurata dagli innumerevoli problemi giudiziari. Ed infatti i problemi non si fanno attendere: dopo un aborto spontaneo (evento che, nella vita di una donna già stabilisce un trauma bell'e buono)  e la nascita dell'unica figlia Bobbi Kristina, Brown viene accusato continuamente di molestie sessuali, lesioni e guida in stato d'ebbrezza e le conseguenze si fanno sentire anche sulla cantante che proprio in quel periodo comincia a far uso di droghe e inizia la sua tarantella dentro e fuori le cliniche. Nel 2003 poi gli attacchi di violenza di Brown si riversano sulla moglie, che dopo quest'episodio e dopo innumerevoli episodi di infedeltà coniugale, nel 2006 decide di chiedere il divorzio dal marito. Le conseguenze emotive sono notevoli, Whitney diventa dipendente dalla droga, tirandosi dietro '"accuse" di bulimia ed anoressia oltre che licenziamenti per la sua incapacità a rispettare gli impegni presi e perfino ad esibirsi. L'ultimo ricovero risale proprio a maggio del 2011. E ancora nel 2002 una causa legale con il padre, che accusava la figlia di non averle pagato il dovuto compenso per averla aiutata nella carriera. E quanto può essere triste che un padre faccia causa alla propria figlia invece di gioire per il suo successo?
Una vita lavorativa perfetta, e una vita privata che di perfetto non aveva niente. E Whitney non è nemmeno la prima,la storia della musica, in particolare del rock, è piena di morti per droga conseguenti ad una vita privata insoddisfacente, in solitudine nonostante folle urlanti il loro nome: Janis Joplin, Jim Morrison, Jimi Hendrix (le cui morti, tutte a 27 anni, hanno dato vita alla leggenda secondo cui i mostri del rock muoiono a 27 anni, tesi che viene usata da chi sostiene che Paul Mc Cartney sia morto e quello che gira ora sia un sosia). E ancora John Bonham dei Led Zeppelin, incapace di sopportare la lontananza della famiglia che imponeva il suo lavoro, Syd Vicious che da una drogata ci era nato e di una drogata si era innamorato (fu  la famosa groupie Nancy Spungen che portò il cantante all'uso fatale di eroina). E non vanno dimenticati quelli che per droga non ci morirono, ma che ebbero la vita segnata dalla dipendenza di sostanze stupefacenti. Tra tutti due nomi, Kurt Cobain e Syd Barrett. Entrambe figure psicologicamente fragili ed instabili: si parla di un disturbo bipolare per il primo, che divenne dipendente dagli oppiacei sia per problemi fisici sia per una depressione sempre più profonda che lo condusse al suicidio nel 98. E peggio ancora per Barrett, morto per cancro ma di cui ancora non si conosce il vero disturbo che lo accompagnò in vita : c'è chi parla di disturbo bipolare, chi tira fuori la sindrome di Asperger e chi psicosi maniaco- depressive..fatto sta che i problemi di Barrett erano abbastanza noti, visto che anche durante i concerti ne veniva colpito : molto spesso mentre gli altri suonavano, lui smetteva improvvisamente di cantare, isolandosi vicino ad un amplificatore.
Fino ad arrivare alle recenti scomparse di Amy Winehouse ed Etta James.
A ben guardare, poco o nulla c'è da invidiare a questi dei immortali: sembra quasi la riproduzione della vita dell'eroe leggendario Achille..una vita breve, ma fama immortale, nome che ancora riecheggia.
Ma c'è da chiedersi..è giusto provare pena per queste persone? La loro vita suscita pena e compassione di per se, o perchè amplificata da giornali e televisione?. Infondo il mondo è pieno di persone che hanno problemi anche più gravi di presunte sintomi depressive (nulla da togliere a chi ne soffre chiariamo), che un patrimonio da disperdere nemmeno ce l'hanno e ce l'avranno mai. Persone per cui nessuno prova pena se picchiate dal marito, persone che nessuno celebrerà mai in ricordo della tragica vita. E soprattutto persone che nonostante questi problemi non si lasciano andare, non cadono nel tunnel della droga. Persone forti, persone da ammirare.
Non voglio essere una detrattrice di queste persone che hanno dato notevoli contributi nel mondo musicale.
Ma mi chiedo..qual'è la loro vittoria? Non è forse troppo alto il prezzo da pagare per il successo?
Il prezzo della fama va pagato con la vita? Sembra quasi di si, visto che la maggior parte dei "mostri sacri" del nostro secolo hanno avuto una vita costellata da fragilità personali, emotività eccessiva con conseguente crollo psicologico e l'automatico biglietto per la giostra dell'auto distruzione. Incapacità di sostenere stress, soprattutto in un lavoro dove un giorno sei qualcuno e il giorno dopo sei uguale a zero, incapacità di costruire relazioni vere (se la Houston è stata portata in tribunale addirittura dal padre, ci si chiede allora se tutte le relazioni dello star system siano cosi) e non concentrate sui soldi.
E personalmente, mi chiedo se mai queste persone, questi mostri a cui non è dato avvicinarsi e di cui a volte invidiamo (ma adesso chi ne avrà il coraggio?) la vita scintillante e sotto i riflettori, si siano mai fermati ad invidiare i mortali, la loro vita tranquilla e costellata da sentimenti veri, da preoccupazioni reali ma con la consapevolezza di avere quell'appoggio, di famiglia ed amici, quella comprensione che a loro è sempre mancato.

sabato 11 febbraio 2012

Essere donna

Girovagando per il web, mi sono imbattuta oggi in questa immagine:
non penso che ci sia in giro una vignetta che rappresenta al meglio la condizione di essere donna nel mondo di oggi. Nella parte sinistra è rappresentata la donna occidentale, con richiami americani (a mio parere, la chioma  bionda è un riferimento agli states,ma ripeto è un'opinione personale...forse avvalorata dall'opposizione della donna medio orientale accanto), forse un pò forzatamente sexy, visto l'abbigliamento balneare. Ma anche se fosse stato rappresentato un altro momento, come ad esempio una riunione in ufficio, l'immagine avrebbe sicuramente cozzato e contrastato con l'immagine della donna orientale, islamica, coperta con il noto burqua afghano( il burqua che copre interamente la donna dalla testa ai piedi)
Indossare il burqua nei paesi mediorientali deriva da tradizioni locali che sono indipendenti dalle norme imposte dal Corano (che obbliga solo l'uso del velo per il viso) ossia scelte imposte dalla società islamica moderna. Ad una prima occhiata, chiunque nella parte occidentale del mondo, considererebbe la donna sulla destra una vittima di politiche maschiliste, di una tradizione becera e meschina; eppure, ad  un'occhiata più particolare, lo stesso si potrebbe dire della rappresentante della donna occidentale. Il problema è che noi siamo talmente abituati ad indignarci per la condizione della donna nei paesi arabi, sdegno supportato anche da immagini televisive fatte ad hoc per celebrare la nostra presunta avanguardia nella parità dei sessi, da non accorgerci che lo stesso speculare ragionamento è assolutamente e perfettamente applicabile nei nostri confronti.
Purtroppo, noi consideriamo una vittoria e un gesto d'emancipazione il poter andare in giro seminude, credendoci cosi donne moderne e forti, donne che se ne infischiano del giudizio altrui. La cosa ridicola è che queste nuove parafemministe che vanno in giro sbandierando slogan anni 60/70 come "Donne riprendiamoci il nostro corpo" non hanno la benchè minima idea di cosa siano le lotte per l'emancipazione, nè comprendono che il loro comportamento è in realtà una risposta, inconscia, di riflesso, alla società che sempre di più assume connotati maschilisti e discriminatori. Basta, per esempio, dare un occhio alle pubblicità: donne bellissime, donne bellissime e perfette e seminude. Una donna nuda vende di più, un prodotto pubblicizzato da una donna nuda o seminuda attira più clienti. Non una donna che parla, si mostra intelligente, ma una donna che si mostra e che appare. Per fare un altro esempio, si potrebbe fare un giro tra gli annunci di lavoro offerti su internet: avendo lavorato come hostess in passato, mi è capitato e mi capita ancora di leggere annunci in cui la prima cosa che si chiede è "bella presenza" e dove, alla voce curriculum, non ti chiedono di specificare il tuo percorso studioso/lavorativo, ma di chiarire quale sia la tua altezza, il tuo peso e le tue misure (fondamentali). E non è certo un mistero che la bellezza, l'essere disinibite sia ormai un requisito fondamentale per arrivare a certi livelli.
Il punto è che noi occidentali ci lamentiamo che alla donna nei paesi arabi è stata tolta la libertà di espressione e di parola, non rendendoci conto che è quello che la società occidentale ha fatto anche a noi: la donna occidentale è stata letteralmente spogliata, per compiacere i desideri maschili, dandole una finta indipendenza e 'modernità'...in realtà anche alla donna occidentale è stata tolta la capacità di esprimersi per le sue capacità che non siano prettamente fisiche..anche alla donna occidentale è stato messo un velo, che,seppure invisibile, la ricopre dalla testa ai piedi.

E' spiacevole e tormentoso quando il corpo vive e si dà importanza per conto suo, senza alcun legame con lo spirito.Thomas Mann

venerdì 10 febbraio 2012

Fashion blog: la vittoria dell'apparire sull'essere.

Ormai aprire un blog è una moda.
Milioni e milioni di blog in giro per il web, in ogni angolo più nascosto. E ognuno racconta una storia, una vita, un sogno, un progetto. Eppure, se tralasciamo i blog di politica i cui contenuti sono riportati dai più grandi (e anche dai più piccoli) quotidiani nazionali ed internazionali, i blog che hanno diritto di accesso all'Olimpo del web, le parole più ricercate nei motori di ricerca, sono i fashion blog. Ho già detto nel primo post la mia avversione a questi fantomatici tipi di scrittura (giacchè scrittura non è) e adesso voglio tranquillamente spiegare perchè questi, anzichè essere un trionfo, siano in realtà uno dei simboli più potenti del decadimento umano, della massificazione ricercata a tutti i costi e, come scritto nel titolo, della vittoria dell'apparenza. Che siano insalate, o macedonie di frutta, o un qualsiasi voglia titolo che unisca la moda, o presunta tale, con il cibo (domanda che mi sorge spontanea: i fashion blog stanno forse diventando necessari come il nutrimento?) quello che questi posti virtuali pieni di lusso e volgarità gratuita urlano è un corale "Io appaio".
Nessuna idea personale, nessun coinvolgimento emotivo: semplici vetrine dove i fashion blogger(la grammatica maschilista mi obbliga ad usare il maschile, anche sei il numero dei fashion blogger è nettamente inferiore a quello delle loro amiche modaiole)si limitano ad essere dei mannequin, portatori di disvalori come il lusso, la già citata apparenza e la convinzione del 'sono migliore di te perchè ho addosso questa cosa'. C'è chi su internet in parte difende questi progetti di marketing e di autocelebrazione della propria ricchezza e del proprio (presunto) buon gusto nel vestire: le fashion blogger sono delle donne d'affari, sono dei marchi, hanno creato un brand e stanno diventando un cult. Io mi ritrovo nella categoria di coloro che dei fashion blogger non salva nemmeno il nome. "Fashion blogger": un misto di ridondanza e presupponenza che mi fa accapponare la pelle, cosi come mi fanno accapponare la pelle alcuni abbinamenti fatti passare per originali e assolutamente 'cool'(vi prego, ma si può dire cool?non possiamo multare tutti coloro che usano questa parola?)che qualunque persona dotata di un minimo di capacità neurocerebrali considererebbe un passepartout per un soggiorno in un centro di igiene mentale. L'aspetto più grave e dilagante che proviene da questi blog è il far credere che assomigliarsi, massificarsi sia necessario, perchè è l'unico modo per essere accettati dalla buona società o quella che loro reputano tale, fatta di lustrini, pagine satinate di giornali e scatti continui di flash, quella che ha eliminato il vecchio proverbio dell'abito che non fa il monaco..l'abito magari non fa il monaco, ma ti fa fashion blogger (vi giuro, sto cercando dei sinonimi per queste due parole, ma non credo che 'galline rincretinite' possa andar bene). Vuoi essere accettata? Vuoi essere ammirata e seguita? allora devi avere quella borsa, devi avere quella scarpa, devi avere quel cappotto. Non conta che tu sia un disoccupato, un laureato in cerca di occupazione, una mamma a tempo pieno o che altro..devi avere quelle cose. Non conta essere, conta avere. Annullamento totale della persona, dell'essere umano: essere giudicati da quello che s'indossa e peggio che mai, dalla marca di ciò che si indossa. Tu non conti, è ciò che sta attorno a te e ti copre che conta e fa contare te. La disgrazia più grande è che queste pseudo guru della società moderna hanno un manipolo di fulgide cretine pronte sia a seguirle nelle imprese più assurde, sia a difenderle a spada tratta contro chiunque osi minimamente intaccare l'aura di perfezione e inarrivabilità costruita intorno alle loro beniamine. Dopotutto, i più grandi dittatori hanno costruito il loro consenso sulla massa ignorante, incapace di pensare  e ribellarsi. E forse il problema è la troppa importanza che si attribuisce a questo fenomeno, l'importanza sbagliata. Dovrebbe, a mio parere, fare orrore che ci sia qualcuno che con molta presunzione, apre un dominio internet per dispensare consigli , e quindi giudica se stessa come in grado e capace di dare a milioni di persone dei consigli su un argomento inutile, vuoto e futile come la moda, specie al giorno d'oggi. E proprio per i tempi di crisi che corrono, dovrebbe ancor di più far inorridire l'importanza che a certe persone e al loro 'lavoro' (lavoro?mi metto su due cose e mi faccio foto..è un lavoro?e molto spesso vengono giudicate come talentuose..anche io la mattina mi alzo e mi vesto e fin ora nessuno ha mai avuto da ridire)viene data sia dai mass media, sia dai continui eventi costruiti ad hoc, sia dagli inviti che queste braccia rubate all'agricoltura ricevono per ogni evento disparato. Una volta si invitavano gli attori, i cantanti e gli uomini e donne di cultura. Oggi se non inviti la fashion blogger, il tuo evento ha la stessa importanza della sagra di paese.
E' preoccupante ed affascinante allo stesso tempo, l'influenza psicologica che queste persone riescono ad avere su una consistente fetta di persone.


La moda è l'idolo della gioventù, la più ridicola e la più rovinosa di tutte le vanità.
Axel Oxenstierna



mercoledì 8 febbraio 2012

"Dobbiamo sempre provare a cambiare, a rinnovarci, cercare di ringiovanirci; altrimenti diventiamo solo più duri

Non ho mai creduto alle conversioni sulle vie di Damasco. Che siano mie o che siano di altre persone, i cambiamenti improvvisi mi fanno sempre dubitare. Non perchè non li reputo sinceri, perchè quella persona può sinceramente cambiare in quel momento: ma è proprio il momento in sè il problema. Cosi come è arrivata improvvisamente la conversione, il cambiamento può anche prendere e sparire con altrettanta velocità.

Preferisco invece quei cambiamenti apparentemente invisibili e anche un pò inutili, ma che sono frutto di un grande lavoro interiore. Insomma, Roma non è stata costruita in un giorno, la cappella sistina non è stata dipinta in un giorno e via dicendo. Che poi alla fine è anche vero: ma che razza di capolavoro sarebbe se si potesse fare in un giorno? Uno le vede le cose se sono fatte di fretta e furia: di un quadro fatto bene puoi ammirare i dettagli dei colori che giocano a creare i contrasti di chiaro/scuro, di una scultura ammiri la perfezione dei corpi scolpiti, che ti fanno sembrare reale la persona raffigurata. Ma a nessuno verrebbe mai in mente che l'artista ha impiegato un solo giorno per ottenere quei risultati.
E lo stesso si può dire della vita, della nostra vita. Il cambiamento non deve essere un punto di arrivo, ma deve essere un percorso. Ogni giorno dobbiamo riuscire a migliorare qualcosa di noi, che sia un contrasto tra luce ed ombra, o una macchia di colore. L'uomo non è un animale perfetto dopotutto, e non può diventarlo: può altresì, aspirare ad una sorte di perfezione, che si traduce semplicemente nella continua ricerca di se stesso e nel continuo tendere al miglioramento. Non possiamo augurarci altro che avere la forza di alzarci ogni giorno e avere qualcosa da poter migliorare e soprattutto, di avere le capacità di farlo e arrivare a fine giornata, soddisfatti di quell'anche minimo cambiamento ottenuto in quella giornata. Quelli sono i cambiamenti di cui ci si può fidare, quei cambiamenti profondi e sinceri, e profondamente e sinceramente radicati nella persona che li compie.

martedì 7 febbraio 2012

Cerca di essere sempre il meglio di ciò che sei

A volte le lezioni di vita ti arrivano dalle persone più impensabili.
Molte volte mi ritrovo a guardare dentro me stessa, e il 90% delle volte ciò che vedo non è ciò che vorrei. La mia insoddisfazione non nasce dal fatto di non essere fisicamente come vorrei o di non avere determinate caratteristiche, ma dall'incapacità di tirare fuori ciò che di meglio ho. Nemmeno so cosa sia il meglio di me.
Mi sono concentrata per troppo, troppo tempo a proteggere me stessa da attacchi o da abbandoni, per vedere che anche io ho qualcosa di bello da mostrare.
Forse perchè ho paura di essere ferita, di mostrarmi vulnerabile.
Forte e fragile allo stesso tempo. Tutto ciò mi ha fatto diventare una specie di regina, che vive in una prigione d'oro che lei stessa si è costruita e non sa come abbattere.
La paura è la peggior consigliera che si possa avere. E non riuscire a tirare fuori ciò che si ha dentro è ancora peggio.
Ma il mio blocco interiore nasce proprio dalla paura di non essere capita, di non essere accettata cosi come sono.
Mi trovo ad un bivio e non so dove andare e mi distrugge dentro.

Una persona oggi ha detto che devo essere felice per l'amore delle persone che ho intorno, e per il fatto di piacergli cosi..eppure vedo che l'unica cosa che sono in grado di fare è ferire la gente che mi ama, forse per la paura che mi possano lasciare.

Vorrei solo essere più forte di quello che sembro, e questo sarebbe già un passo avanti.

Quei momenti

Ci sono dei momenti che proprio no. Ma no veramente. Chiariamo che di solito, riesco ad essere una persona abbastanza mansueta: poi però arrivano quei giorni e allora ciao. La mia parte intollerante spunta fuori come le margheritine in primavera. Ed ecco che me la posso prendere con me stessa, trovandomi difetti che a occhio umano non si vedono, considerandomi una sfigata senza magari nemmeno esserlo e avvolgendomi in una nuvola di odio e cinismo verso il mondo intero. Generalmente, proprio come sto facendo ora, mi metto a scrivere anche senza un filo logico; oppure mi do alle pulizie, che stranamente mi rilassa. Sono capace di fare le pulizie di primavera in massimo un'ora, lucidando anche gli angoli più nascosti della casa. O magari faccio cose che non hanno nessuna utilità, come togliere tutti i vestiti dall'armadio per ordinarli in base alla gradazione di colore. Magari però mi prende la briga di fare cose che non dovrei, tipo litigare con qualcuno (io ringrazio fb perchè durante questi momenti, il carnet di idioti con cui prendersela è sempre pieno)per sfogare la rabbia/incazzatura improvvisa e senza apparente motivo. Io poi ne trovo a bizzeffe persone con cui prendermela. Veramente, certe volte ho il sospetto che il mio livello di insofferenza sia giunto a livelli ormai irrecuperabili. NOn sopporto gli stupidi..non gli ignoranti, perchè magari quelle sono persone che non hanno avuto la possibilità di studiare..ma gli stupidi veri e propri, quelli un pò razzisti e xenofobi, quelli che colpiresti con un crick sui denti alla prima alitata che fanno. E i figli di papà pieni di soldi e che soprattutto, ti fanno notare con la massima eleganza di essere figli di papà. La cosa strana è che non sopporto nemmeno chi piange le sue miserie, cercando forse di farsi compatire. E peggio di tutti, gli arrampicatori sociali: quelli che sanno tutto, sanno dove andare, sanno con chi andare, sanno cosa fare e quando farlo. E ti compatiscono e fanno sentire una disadattata sociale se non sei d'accordo e non hai la minima intenzione di fare come loro.
Ma diciamoci la verità: noi donne abbiamo una vittima predestinata.
LUI
Lui che con la sua sola presenza ha osato infestare il mondo in cui anche noi viviamo. Non c'è scampo..magari il poveretto in questione non ha fatto niente, ma niente da fare..è colpa sua. La nostra vittima preferita sarà sempre lui. Io poi, me ne rendo conto, passo dall'essere la creatura più dolce dell'universo all'essere una sfratentecatrice di capperi di livelli madornali. Il bello è che me ne accorgo, ma niente.
Paradossalmente nemmeno io mi sopporto quando faccio cosi.
Però dopo due giorni in cui me la sono presa con chiunque che è colpevole solo per il fatto di essere venuto al mondo, mi sento rilassata e depurata.
Un pò come quando ti fai una doccia e ti bevi una bella tazza di the al gelsomino.
Io adoro il the al gelsomino, ha il potere di farmi rilassare.
Forse dovrei farne una bella scorta a casa.

lunedì 6 febbraio 2012

Primo post

Ho iniziato più volte questo post, cercando qualcosa di filosofico da dire e non ce l'ho. E nemmeno m'interessa averlo sinceramente. Non è un blog di moda d'insalata, perchè a me l'insalata non piace poi tanto e non sono nemmeno bionda. E il mio rapporto con la moda consiste nel mettermi quello che piace a me cercando di non farmi ridere dietro o farmi portare alla neuro. E la mia opinione sui fashion blog è bella che desumibile. Nè francamente mi interessa descrivermi, lascerò che ciò che scriverò parlerà per me. Il punto è che ci sono tanti aspetti di me, che come per ogni persona, vengono fuori nei momenti diversi. Un pò come dire 'Quale me stessa?' come Sienna Miller/Edie Sedgwick rispondeva a Guy Pearce/Andy Warhol. No, non sono bipolare o con personalità multiple; ma semplicemente a volte, situazioni o persone, tirano fuori una parte di te che primeggia sulle altre. In questo momento, per esempio, mi trovo a guardare tutto con occhio critico e anche cinico. Anche un pò disilluso e disincantato. Il bello è che magari svegliandomi domani mattina dimenticherò tutto e sarò allegra e felice.
Adesso però mi sento come una spettatrice in teatro, che guarda un gruppo di persone sul palco che si sentono in grado di giudicare la tua vita. Troppo bella, troppo brutta, troppo semplice, troppo complicata, troppo educata, troppo maleducata. E tu invece stai li seduta e ti fai sempre più piccola sulla tua poltrona, a chiederti tu invece cosa ne pensi della tua vita; e se provi anche solo a farti dare retta, ti accorgi che stanno parlando troppo forte perchè possano sentirti.
E ritorni a sederti, chiedendoti se mai si accorgeranno veramente di te, smettendola di dare consigli sentendosi come Gesù nel tempio.