giovedì 5 aprile 2012

Come ti smaschero la fescion bloggher.

Eccola che torna, splendida splendente, con una delle sue fuori uscite da standing ovation.
Sto ovviamente parlando di lei, sua insalaità bionda, che nell'olimpo delle fescion bloggher regna incontrastata e anche nella lista delle persone che la sottoscritta reputa utili quanto un brufolo sul naso il giorno del tuo matrimonio. Nella sua parte dedicata all'economia, Repubblica del 2 aprile 2012, ha svelato l'ennesimo episodio di megalomania della nostra beniamina: invitata da un marchio di abbigliamento a Milano, insieme con altre bloggher, alla presentazione della loro nuova collezione avrebbe risposto specificando che lei si muove solo dietro compensi a 4 zeri e soprattutto, da adesso in poi accetta inviti e collaborazioni con marchi prestigiosi  e soprattutto che non ammette più di essere chiamata "bloggher", notizia confermata anche da un'altra casa di moda; ricordiamo che la nostra bionda preferita ha recentemente prestato il volto e le sue "innovatissime idee" ad un noto marchio di abbigliamento intimo femminile per cui ha creato una mini collezione (il mio cervello si rifiuta di imparare la terminologia esatta) di alcuni pezzi di intimo che Selvaggia Lucarelli ha definito come "quelli che trovi ad un euro sulle bancarelle del mercato il sabato mattina" e io che in tale negozio ci sono entrata proprio per guardare da vicino la collezione, posso assicurare che almeno per quanto mi riguarda, non ne rimango assolutamente impressionata nè invogliata all'acquisto. Infatti, da quando il marchio in questione (non faccio nomi perchè io non faccio marchette alle case di moda) ha annunciato la collaborazione con Miss Moda, sul web si sono scatenate le rimostranze di chi ancora non capisce quale titolo abbia codesta persona per permettersi la creazione di una linea di moda che effettivamente non ha niente di eccezionale, ma si sa le logiche pubblicitarie vanno oltre la logica della meritocrazia... il punto è che la pubblicità è stata, fin ora solamente negativa. Ad ogni modo, il fulcro del discorso che sto snodando in questo post è che, pare, il meccanismo che ruota intorno ai bloggher (plurale, perchè proliferano peggio delle lumache quando piove) cominci ad incepparsi e tra poco rivelerà quanti click effettivi i loro blog "guadagnano" ogni giorno e quanti invece sono generati da loro stessi; e visto che il processo che  rende queste persone autorevoli nel campo della moda e permette loro di vantare collaborazioni e creazioni di scarpe ed accessori che normalmente darebbero via ad un euro con Cioè,altro non è che il numero di persone che passano la loro vita sui loro blog dove di moda si parla poco e niente ma è pieno di foto di ragazzine che si fanno fotografare con vestiti che denotano solo che sei ricca, non che hai necessariamente buon gusto, è ovvio che la loro autorevolezza verrebbe in un certo modo ridimensionata; ovviamente sul web sono già partite le campagne pro e contro Biondume. I primi, che ormai aumentano ahimè sempre più, mettono il punto sul fatto che nell'articolo di Repubblica non c'è effettivamente segnalato il nome della ragazza (ma la bloggher più famosa d'Italia chi sarà mai?suvvia! dimostrate che il vostro cervello è qui e non alle Hawaii!)e che è sempre un continuo darle addosso per invidia. Chi invece, come me, si schiera dalla parte dei detrattori sottolinea il fatto che la ragazza non gestisca un blog di moda, ma uno spazio dedicato esclusivamente a se stessa e a quello che le case di moda le regalano ed agli eventi a cui partecipa: non ci sarebbe alcunchè di male, se non fosse che la signorina pretende ormai, come scritto già su, che non la si definisca più bloggher. E come? Giornalista? Scrivere due righe su quello che s'indossa, o fare una misera intervista di due minuti in un inglese stentato non ti rende una giornalista (piccola frecciatina acida: non ti rende nemmeno studiare, visto che a quanto pare molte persone con tanto di 110 di laurea non sono assolutamente in grado di formulare un pensiero che sia uno); stilista? rinuncio ormai a ripetere che anche in questi casi bisogna aver studiato e bisogna aver fatto anche della gavetta (leggi: un mazzo cosi) per potersi fregiare di un titolo cosi importante.
La positività della faccenda, sta nel fatto che ormai il web permette alle persone comuni di farsi conoscere e di mettere in risalto le proprie capacità e i propri talenti: adesso dobbiamo solo aspettare il momento in cui questi talenti verranno veramente fuori, non surclassati da un bel faccino dagli occhi azzurri il cui unico "talento" è quello di avere una grossissima dose di autostima e tanti soldi.




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