domenica 5 agosto 2012

Bye bye Baby.

Il 5 agosto di 50 anni fa si spegneva a soli 32 anni la donna sex-simbol per eccellenza, "titolo" affibbiatole dall'immortale Marlene Dietrich, Marilyn Monroe. Nata Norma Jeane Baker, vive un'infanzia che meriterebbe un posto d'onore tra i racconti Dickensiani: padre ignoto, madre schizofrenica ed incapace di prendersi cura di lei ed una serie continua di affidi e adozioni, che si portano dietro storie di violenze ed abusi sessuali. La sua carriera inizia nel 1945 quando il fotografo David Conover le propone di lavorare come modella per alcune fotografie che sarebbero servite a "tenere alto" il morale delle truppe americane impegnate nella seconda guerra mondiale in Europa; a poco a poco le sue foto fanno il giro del mondo, e lei viene  messa sotto contratto da una delle più grandi agenzie pubblicitarie del mondo: le schiariscono i capelli, le insegnano a sorridere e ad usare il giusto tono di voce. Il mito Marilyn comincia ad affacciarsi sul mondo di Hollywood. Il nome che poi l'avrebbe consacrata nell'immaginario collettivo, e che sarebbe diventato praticamente un marchio, fu scelto dalla diva insieme al regista Ben Lyon: inizialmente la scelta era caduta su Carole Lind, in onore dell'attrice Carole Lombard e della soprano svedese Jenny Lind, ma fu l'unione tra il nome dell'attrice Marilyn Miller e del cognome Monroe della nonna materna di Norma ad avere la meglio.
Senza elencare le disavventure professionali a cui andò incontro l'attrice (si dice addirittura che per un periodo dovette prostituirsi sulla Sunset Boulevard), l'incontro che avviò Marilyn sulla strada del successo cinematrografico avvenne il capodanno del 1948: il talent scout Johnny Hyde, già scopritore di Rita Hayworth, notò la bionda attrice e convinto che sarebbe diventata una diva del grande schermo, convinse la Metro Goldwyn Mayer ad inserirla nel cast di "Giungla d'asfalto"  e "Eva contro Eva" accanto a Bette Davis.
Senza soffermarci sui successi o meno dell'attrice, che comunque si lamentò sempre dei ruoli da dumb blonde che le venivano continuamente proposti, a distanza di 50 anni dalla sua morte, quello che rimane impresso oltre alla sua bellezza ed avvenenza, è l'alone di infinita tristezza e solitudine che aleggiava intorno alla diva dai capelli di platino. Oltre alla già citata e triste infanzia, l'attrice collezionò una serie di amori sbagliati e deleteri, a cominciare dal celebre matrimonio con il giocatore di baseball Joe Di Maggio culminato in un divorzio nove mesi dopo e, secondo le indiscrezioni dopo alcuni episodi di violenza subiti dall'attrice. E poi quello con Arthur Miller, un'unione definita inconciliabile quanto quella di un gatto con un gufo: l'attrice si accollò, è il caso di dirlo, il mantenimento del marito e perfino quello della sua ex moglie. In quel periodo Marilyn aveva già iniziato a fare grande uso di droghe ed antidepressivi a causa anche di numerosi aborti, con cambiamenti di umore che andavano dall'euforia più sfrenata alla depressione più nera: il comportamento instabile di Marilyn e la differenza caratteriale inconciliabile portarono al secondo divorzio.
La fine del matrimonio con Miller la condusse ad uno stato depressivo tale che divenne dipendente dai farmaci fino a dover essere ricoverata in ospedale per dieci giorni, facendo parlare i giornali dell'epoca di essere ad un passo dalla morte. La salute dell'attrice e le sue condizioni psicologiche subirono un duro colpo quando Frank Sinatra, con il quale aveva iniziato una relazione poco dopo il divorzio da Miller, annunciò il suo matrimonio con Juliet Prowse e Arthur Miller il suo secondo matrimonio con Inge Morath:
Ma l'incontro fatale per Marilyn fu quello con i Kennedy: amante prima di John, quando lui si stancò, lei divenne l'amante del fratello Bob. Lo stato di Marilyn in questo periodo subì una ripresa, dovuta anche alla sua convinzione che da li a poco si sarebbe sposata con "un uomo molto potente ed importante" come lei stessa diceva spesso ai suoi amici. Ma l'epilogo di questo ennesimo turbolento e distruttivo rapporto, è ben diverso da come lei l'aveva immaginato: secondo alcune indiscrezioni Bob Kennedy si recò a casa dell'attrice il 4 agosto del 1962, il giorno prima che l'attrice venisse trovata morta dal suo psichiatra personale. Secondo alcune tesi complottistiche la presenza di Kennedy nell'appartamento dell'attrice il giorno prima della morte non fu casuale; il fratello del presidente voleva infatti lasciare Marilyn che era intenzionata a dichiarare pubblicamente la loro relazione, e questo avrebbe potuto inficiare la carriera politica dei Kennedy.
Ufficialmente fu dichiarata suicida, ma l'ipotesi dell'omicidio negli ultimi anni prende sempre più piede.

Persona triste e sola Marilyn. Come attrice ammetto di non averla mai considerata granchè, ma mi ha colpito l'infinita tristezza che aleggiava intorno a lei, quell'aurea di malinconia e solitudine che si portava dietro. Lontana anni luce da quello che il suo personaggio rappresentava: la sensualità e solarità (e anche un pò stupidità) dei personaggi da lei interpretati nei suoi film erano ben distanti dall'insicurezza e dal marcato bisogno di affetto che ha caratterizzato la diva. La mancanza di una famiglia alle spalle e di quell'affetto che naturalmente tutti hanno e che contribuisce alla formazione del carattere e della sicurezza di ognuno, hanno sempre segnato la vita affettiva dell'attrice, che si trovava sempre in una ricerca continua e disperata di amore. Un urlo disperato che veniva sentito dalle persone più sbagliate, sciacalli pronti a sfruttarla per la sua bellezza e la sua immensa fragilità, per poi abbandonarla nuovamente, di nuovo preda di paure e bisogni affettivi. Una spirale continua di distruzione ed autodistruzione, come divenne dopo che iniziò, probabilmente per il troppo stress emotivo, a far uso di droghe e psicofarmaci cercando in loro quell'aiuto che le persone non erano in grado di darle. O forse non volevano visto che una diva fragile e sotto stress è più facilmente manipolabile. Si dice che negli ultimi anni della sua vita divenne schizofrenica: forse il suo bisogno di essere amata era semplicemente arrivato al culmine, la sua disperazione e la sua solitudine erano arrivati ad un punto tale che indietro non si poteva tornare; e infondo fu proprio quell'amore che lei tanto cercava a condurla nelle braccia della morte. E anche dopo la sua morte, gli sciacalli pronti ad accanirsi su di lei non mancano: pochi giorni fa, un museo americano di arte moderna ha aperto una mostra sull'attrice e in bella mostra sul cartellone campeggiava la scritta "Entra a vedere tutte le boccette di pillole vuote di Marilyn!".
L'america, il paese che crea i sogni e distrugge i sognatori.






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