sabato 3 marzo 2012

Musica e formule.

Sfogliando quel meraviglioso giornale che è Il Venerdi di Repubblica, mi imbatto in un articolo dall'invitante titolo "La scienza svela la formula della musica perfetta". Uno studio condotto da neurologi e psicologi ha esaminato il brano di Adele "Someone like you" spiegando l'effetto che ha sul nostro cervello. Quest'ultimo come sappiamo è suddiviso in delle aree che vengono attivate nel corso di varie attività: la musica è quella che sollecita maggiormente la parte limbica che sta alla base del piacere, mentre i testi delle canzoni attivano la corteccia prefrontale, dove si collocano i ricordi personali. In Inghilterra Daniel Levitin, professore di psicologia e neuroscienze comportamentali a Montreal (oltre che ingegnere del suono di Carlos Santana) ha condotto sui media uno studio riguardante la cantante britannica che ha venduto con il suo album 21 ben 6 milioni di copie solamente negli Stati Uniti; secondo Levitin la tecnica che usa Adele è quella di sorprendere e rassicurare: il nostro cervello infatti, per poter reagire bene ai continui stimoli a cui viene sottoposto, mette in ordine questi ultimi, cercando sempre di capire e prevedere quello che verrà dopo. Difatti in quest'ottica, il ritornello viene considerato la parte più "gratificante" di una canzone poichè conferma ciò che ci aspettiamo ascoltando quel pezzo musicale, anche se la sensazione di piacere aumenta se il ritornello non rispecchia in toto le nostre aspettative. Insomma, l'effetto sorpresa è sempre gradito. Analizzando la canzone precedentemente citata, gli studiosi hanno posto l'accento sulla prima parte, che inizia con il clichè del pianoforte e si sviluppa nella prima parte con poche note, incuriosendo però l'ascoltatore con il testo; a poco a poco il ritmo si fa sempre più rapido, fino ad arrivare al ritornello dove la voce della cantante si fa più alta di una ottava e più intensa: in più vengono usate delle dissonanze, o appoggiature, molto utili per trasmettere brividi e che sono molto usati nei brani "strappalacrime". Oltre che il testo della canzone è facilmente adattabile ai ricordi autobiografici della maggior parte delle persone. E come scritto su, la musica risveglia le sensazioni di piacere, mentre il testo quella di tristezza; ovviamente non è uno studio che può riferirsi a tutte le persone, visto che entrano in gioco anche i fattori personali, come ad esempio la personalità ed ovviamente i gusti personali. Le persone che amano il jazz per esempio si collocano tra chi ama fare nuove esperienze, mentre chi ha una solida esperienza musicale tende a preferire la musica lirica e le persone estroverse la pop music. A questo proposito una piccola parentesi sui Beatles e le loro canzoni, da molti detrattori definite "semplici": la loro bravura fu proprio quella di far sembrare semplici canzoni che poi, quando si prova a suonarle, risultano tutt'altro che facili e banali.
La musica insomma ha il potere di risvegliare emozioni. Non mi sembra tutta questa grande scoperta. E' chiaro che nella maggior parte delle persone, visto che appunto non è possibile fare un discorso generale su un argomento cosi personale come la musica, ascolta musica "triste" poichè porta a galla ricordi nascosti, suscitando emozioni che sebbene tristi sono confortanti perchè non hanno conseguenze sulla realtà. Niente di nuovo all'orizzonte. Nè personalmente mi trovo d'accordo sul voler ridurre un brano, in questo caso quello preso in esame di Adele, ad una semplice formula tecnica, sebbene sia chiaro e noto a tutti che esistono anche canzoni appositamente costruite per compiacere i gusti della massa (massa, non pubblico) e vendere di più. Ma le canzoni, quelle che suscitano vere emozioni negative e positive, non possono essere ridotte ad una fredda tecnica,  ad un insieme di ragionamenti che snaturano il cuore e il vero intento della musica, ossia quello di trasmettere ciò che il cantante ha sentito e sente nel momento della composizione e nel voler creare un' empatia con gli ascoltatori. Il trasmettere emozioni non può essere semplificato con una formula ripetitiva. La canzone è il frutto sia di osservazioni della realtà esterna, come possono essere le canzoni di denuncia e di protesta, sia di un osservazione interiore, dei sentimenti e delle emozioni che si provano e che si decide di condividere con gli altri. Nè può essere ridotta a schematizzazioni tecniche l'accompagnamento musicale di un brano: la musica vera e propria, la parte non testuale insomma, è allo stesso modo un'esternazione di quanto provato interiormente dal cantante, o cantautore. E' senza dubbio interessante sapere, sebbene qualche indizio poteva avercelo chiunque anche se non in possesso di lauree altisonanti, che la musica attivi le parte cerebrali relative al piacere e al "rispescaggio" di emozioni personali.  Ma personalmente, trovo anche parecchio inutile uno studio che ha come scopo il voler razionalizzare qualcosa di ben poco razionale come le emozioni e la musica. E fondamentalmente, non ne vedo nemmeno il motivo o lo scopo. Razionalizzando troppo si rischia di perdere il vero valore delle cose, specie se belle e piacevoli proprio perchè non razionali.




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