venerdì 10 febbraio 2012

Fashion blog: la vittoria dell'apparire sull'essere.

Ormai aprire un blog è una moda.
Milioni e milioni di blog in giro per il web, in ogni angolo più nascosto. E ognuno racconta una storia, una vita, un sogno, un progetto. Eppure, se tralasciamo i blog di politica i cui contenuti sono riportati dai più grandi (e anche dai più piccoli) quotidiani nazionali ed internazionali, i blog che hanno diritto di accesso all'Olimpo del web, le parole più ricercate nei motori di ricerca, sono i fashion blog. Ho già detto nel primo post la mia avversione a questi fantomatici tipi di scrittura (giacchè scrittura non è) e adesso voglio tranquillamente spiegare perchè questi, anzichè essere un trionfo, siano in realtà uno dei simboli più potenti del decadimento umano, della massificazione ricercata a tutti i costi e, come scritto nel titolo, della vittoria dell'apparenza. Che siano insalate, o macedonie di frutta, o un qualsiasi voglia titolo che unisca la moda, o presunta tale, con il cibo (domanda che mi sorge spontanea: i fashion blog stanno forse diventando necessari come il nutrimento?) quello che questi posti virtuali pieni di lusso e volgarità gratuita urlano è un corale "Io appaio".
Nessuna idea personale, nessun coinvolgimento emotivo: semplici vetrine dove i fashion blogger(la grammatica maschilista mi obbliga ad usare il maschile, anche sei il numero dei fashion blogger è nettamente inferiore a quello delle loro amiche modaiole)si limitano ad essere dei mannequin, portatori di disvalori come il lusso, la già citata apparenza e la convinzione del 'sono migliore di te perchè ho addosso questa cosa'. C'è chi su internet in parte difende questi progetti di marketing e di autocelebrazione della propria ricchezza e del proprio (presunto) buon gusto nel vestire: le fashion blogger sono delle donne d'affari, sono dei marchi, hanno creato un brand e stanno diventando un cult. Io mi ritrovo nella categoria di coloro che dei fashion blogger non salva nemmeno il nome. "Fashion blogger": un misto di ridondanza e presupponenza che mi fa accapponare la pelle, cosi come mi fanno accapponare la pelle alcuni abbinamenti fatti passare per originali e assolutamente 'cool'(vi prego, ma si può dire cool?non possiamo multare tutti coloro che usano questa parola?)che qualunque persona dotata di un minimo di capacità neurocerebrali considererebbe un passepartout per un soggiorno in un centro di igiene mentale. L'aspetto più grave e dilagante che proviene da questi blog è il far credere che assomigliarsi, massificarsi sia necessario, perchè è l'unico modo per essere accettati dalla buona società o quella che loro reputano tale, fatta di lustrini, pagine satinate di giornali e scatti continui di flash, quella che ha eliminato il vecchio proverbio dell'abito che non fa il monaco..l'abito magari non fa il monaco, ma ti fa fashion blogger (vi giuro, sto cercando dei sinonimi per queste due parole, ma non credo che 'galline rincretinite' possa andar bene). Vuoi essere accettata? Vuoi essere ammirata e seguita? allora devi avere quella borsa, devi avere quella scarpa, devi avere quel cappotto. Non conta che tu sia un disoccupato, un laureato in cerca di occupazione, una mamma a tempo pieno o che altro..devi avere quelle cose. Non conta essere, conta avere. Annullamento totale della persona, dell'essere umano: essere giudicati da quello che s'indossa e peggio che mai, dalla marca di ciò che si indossa. Tu non conti, è ciò che sta attorno a te e ti copre che conta e fa contare te. La disgrazia più grande è che queste pseudo guru della società moderna hanno un manipolo di fulgide cretine pronte sia a seguirle nelle imprese più assurde, sia a difenderle a spada tratta contro chiunque osi minimamente intaccare l'aura di perfezione e inarrivabilità costruita intorno alle loro beniamine. Dopotutto, i più grandi dittatori hanno costruito il loro consenso sulla massa ignorante, incapace di pensare  e ribellarsi. E forse il problema è la troppa importanza che si attribuisce a questo fenomeno, l'importanza sbagliata. Dovrebbe, a mio parere, fare orrore che ci sia qualcuno che con molta presunzione, apre un dominio internet per dispensare consigli , e quindi giudica se stessa come in grado e capace di dare a milioni di persone dei consigli su un argomento inutile, vuoto e futile come la moda, specie al giorno d'oggi. E proprio per i tempi di crisi che corrono, dovrebbe ancor di più far inorridire l'importanza che a certe persone e al loro 'lavoro' (lavoro?mi metto su due cose e mi faccio foto..è un lavoro?e molto spesso vengono giudicate come talentuose..anche io la mattina mi alzo e mi vesto e fin ora nessuno ha mai avuto da ridire)viene data sia dai mass media, sia dai continui eventi costruiti ad hoc, sia dagli inviti che queste braccia rubate all'agricoltura ricevono per ogni evento disparato. Una volta si invitavano gli attori, i cantanti e gli uomini e donne di cultura. Oggi se non inviti la fashion blogger, il tuo evento ha la stessa importanza della sagra di paese.
E' preoccupante ed affascinante allo stesso tempo, l'influenza psicologica che queste persone riescono ad avere su una consistente fetta di persone.


La moda è l'idolo della gioventù, la più ridicola e la più rovinosa di tutte le vanità.
Axel Oxenstierna



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