giovedì 23 febbraio 2012

Prospettive.

Nick Vujicic è un predicatore australiano. Un motivatore. Uno di quelli che per lavoro, per passione e per vocazione, spinge la gente ad andare avanti, motivandola, dando consigli di vita. Io non ne avevo mai sentito parlare, fino ad ieri. Poi, girovagando su facebook dove ogni tanto qualcosa di interessante viene fuori, ho trovato un link che parlava del matrimonio di questo Nick....apro il link e rimango, è inutile negarlo, basita: Nick è nato affetto da tetramelia, non ha nè braccia nè gambe. Spinta dalla curiosità, sono andata a cercare informazioni su di lui, video e quant'altro offrisse la rete, scoprendo che tiene "sermoni" a cui partecipano migliaia di persone, e che affronta la vita quotidiana, ovviamente per una persona come lui piena di ostacoli, con grinta e tenacia. Per quanto mi riguarda la figura del predicatore, del motivatore l'avevo sempre vista in maniera negativa: mi sono sempre sembrati degli invasati, un pò come il Jim Cunningham interpretato da Patrick Swayze in "Donnie Darko". Invece mi sono voluta soffermare con attenzione su ciò che lui dice, rimanendo colpita da una frase in particolare: "Non ha senso essere completi nell'esteriore, se non si è completi nell'interiore". Il punto  però non sono le cose che vengono dette ma da chi vengono dette: è facile che a motivare qualcuno sia una persona che dalla vita ha avuto tutto, ma se determinate cose vengono dette, con ferma convinzione oltretutto, da persone che dalla vita sono state private delle cose basilari come braccia e gambe, e con le conseguenze che ne vengono fuori, è tutta un altra storia. Se si ha un minimo di coscienza, e metto il se perchè al giorno d'oggi non è scontato averne una, la sensazione che si prova dalla visione di questi video, leggendo ed ascoltando le sue parole, è di disgusto. Per se stessi.
Un video che ho visto ieri, mostrava Nick che teneva un discorso davanti una classe americana: scherzava su se stesso e poi, dopo essersi lasciato cadere, mostrava come riusciva ad alzarsi usando come perno la sua testa. MI sono sentita piccola piccola. Ho pensato al fatto che ieri ero tornata a casa felice, contenta per aver superato un esame che consideravo difficilissimo, sentendomi come se mi fossi tolta un peso. E ho pensato che mi scocciava terribilmente andare a fare la spesa, quando avrei voluto rimanere sul divano di casa sbivaccata a non fare altro che sentire musica e guardare film. A poco a poco, ho guardato indietro nella mia vita, soffermandomi su quelle che io ho creduto essere difficoltà, su quegli episodi che io ho ritenuto essere delle difficoltà e davanti ai quali mi sono trovata e ci ritroviamo molto spesso a dire "Non ce la faccio". Un brutto voto, un rifiuto, un invito mancato, una festa saltata. O un chilo preso, o perso. Una maglietta che non ci sta più, un pantalone che non ci è mai entrato. O quella borsa o quelle scarpe che non abbiamo potuto comprare perchè costavano troppo. Certo, nella vita di tutti ci sono anche momenti veramente difficili, com'è normale che sia. Tutte cose che li per li ci fanno rimanere con l'amaro in bocca e con la sensazione di fallimento, di non valere niente.Forse dovremmo, anzi sicuramente, dobbiamo cominciare a guardare le cose da un'altra prospettiva, imparando ad assegnare ad ognuna di loro il giusto valore. Guardare a ciò che abbiamo con altri occhi, specie dopo che veniamo a conoscenza di realtà come quella di Nick: e imparare a non dare più niente per scontato, nemmeno le cose apparentemente banali e ad essere grati per ciò che la vita ci ha donato, anche nelle giornate in cui sembra andare tutto male, in cui dobbiamo comunque sperare di aver almeno imparato qualcosa, qualsiasi cosa. Perchè nessuna giornata è brutta se ti insegna qualcosa.  E capire che forse ciò che conta non è essere il primo, il migliore, il "più", ma rendersi conto di quello che si ha, di apprezzare le persone che abbiamo accanto a noi e che ci rimangono vicine nei momenti difficili; imparare veramente a vivere e non a trascinarsi pigramente ora dopo ora, giorno dopo giorno, imparando soprattutto ad apprezzare le piccole cose, riassaporandole,vedendole e vivendole da una diversa prospettiva. Quella giusta probabilmente. Credo che il segreto stia nell'equilibrio tra interiore ed esteriore, nell'accettarsi; nel rendersi conto che infondo si è fortunati semplicemente essendo normali, capire che tutto ciò che ci occorre, per andare avanti, per superare le difficoltà, ce l'abbiamo già. Riscoprire noi stessi, scoprire di essere in grado di affrontare le prove che la vita ci mette davanti, anche quelle piccole di ogni giorno, e smettere di dire "Non ce la faccio", ma imparare a contare sulla propria forza, imparare a dire "Ce la posso fare". E farcela, veramente.




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