domenica 12 febbraio 2012

Fama mortale

Sono da poco passate le due del mattino in Italia, e i nottambuli come me, apprendono tramite social network che la cantante americana Whitney Houston è morta. Si susseguono immediatamente messaggi di cordoglio 'twittati' sia dai suoi illustri colleghi sia da chi, compresa la sottoscritta, ha sempre ammirato il talento e la potenza vocale della cantante definita, per questo motivo, da Oprah Winfrey "The Voice" (soprannome che al maschile venne attribuito a Frank Sinatra). I motivi del decesso non sono resi noti subito, anche se sono facilmente intuibili: la cantante da sempre combatteva contro una fortissima dipendenza dalla droga, con continue entrate ed uscite da cliniche riabilitative...cosa che ormai non fa più scalpore, visto che il soggiorno in clinica sembra essere diventato una tappa fondamentale nella scalata al successo, e soprattutto viste le continue notizie che imperano nella parte 'gossip' di starlette o presunte tali che nelle cliniche c'hanno ormai preso la residenza fissa. Eppure per Whitney è diverso: qui si piange un vero talento, un talento che avrebbe potuto dare tanto e che tanto ha dato alla musica. Una vita lavorativa  costellata di successi la sua: 170 milioni di copie di album venduti, sette singoli piazzati alla numero uno nella BillBoard Hot 100, superando altri mostri sacri come Diana Ross &The Supremes e i Beatles. Quarta donna negli Usa per numero di vendite e al primo posto, al pari con Micheal Jackson, come artista di colore; non si contano poi gli innumerevoli premi, che nel 2008 l'hanno fatta entrare nel Guiness dei primati in quanto artista più premiata e popolare del mondo e il 34esimo posto datole dalla rivista Rolling Stones tra le 100 cantanti più grandi di tutti i tempi. Successo e bravura che sembravano essere già predestinati alla cantante, cugina della bravissima Dionne Warwick e figlioccia della regina Aretha Franklin. Con delle premesse cosi, noi comuni mortali, immaginiamo una vita semi perfetta.
E invece nonostante successi, singoli piazzati alla numero 1, film (celeberrimo "The bodyguard" con Kevin Costner) e mettiamoci anche una grande bellezza, quello che, personalmente parlando, balza agli occhi in queste ore in cui l'attenzione mediatica è rivolta interamente a lei, è la completa tristezza e solitudine che deve aver imperato sulla sua vita. Da poco si susseguiva quel cattivissimo gossip che voleva che la cantante fosse diventata un homeless, una senza tetto, che aveva disperso tutto il suo patrimonio ed era costretta a chiedere prestiti agli amici per solo 100 dollari. E non mancano ovviamente le stupidaggini di chi, commentando la recente conversione all'Islam dell'artista, vuole la sua morte come una punizione voluta da Dio. Ma notizie fasulle o meno, più o meno tutti conoscono la tormentata vita privata di Whitney; nel 92 si sposa con il collega Bobby Brown, andando contro la famiglia che non vedeva di buon occhio il cantante, la cui fama canora era stata oscurata dagli innumerevoli problemi giudiziari. Ed infatti i problemi non si fanno attendere: dopo un aborto spontaneo (evento che, nella vita di una donna già stabilisce un trauma bell'e buono)  e la nascita dell'unica figlia Bobbi Kristina, Brown viene accusato continuamente di molestie sessuali, lesioni e guida in stato d'ebbrezza e le conseguenze si fanno sentire anche sulla cantante che proprio in quel periodo comincia a far uso di droghe e inizia la sua tarantella dentro e fuori le cliniche. Nel 2003 poi gli attacchi di violenza di Brown si riversano sulla moglie, che dopo quest'episodio e dopo innumerevoli episodi di infedeltà coniugale, nel 2006 decide di chiedere il divorzio dal marito. Le conseguenze emotive sono notevoli, Whitney diventa dipendente dalla droga, tirandosi dietro '"accuse" di bulimia ed anoressia oltre che licenziamenti per la sua incapacità a rispettare gli impegni presi e perfino ad esibirsi. L'ultimo ricovero risale proprio a maggio del 2011. E ancora nel 2002 una causa legale con il padre, che accusava la figlia di non averle pagato il dovuto compenso per averla aiutata nella carriera. E quanto può essere triste che un padre faccia causa alla propria figlia invece di gioire per il suo successo?
Una vita lavorativa perfetta, e una vita privata che di perfetto non aveva niente. E Whitney non è nemmeno la prima,la storia della musica, in particolare del rock, è piena di morti per droga conseguenti ad una vita privata insoddisfacente, in solitudine nonostante folle urlanti il loro nome: Janis Joplin, Jim Morrison, Jimi Hendrix (le cui morti, tutte a 27 anni, hanno dato vita alla leggenda secondo cui i mostri del rock muoiono a 27 anni, tesi che viene usata da chi sostiene che Paul Mc Cartney sia morto e quello che gira ora sia un sosia). E ancora John Bonham dei Led Zeppelin, incapace di sopportare la lontananza della famiglia che imponeva il suo lavoro, Syd Vicious che da una drogata ci era nato e di una drogata si era innamorato (fu  la famosa groupie Nancy Spungen che portò il cantante all'uso fatale di eroina). E non vanno dimenticati quelli che per droga non ci morirono, ma che ebbero la vita segnata dalla dipendenza di sostanze stupefacenti. Tra tutti due nomi, Kurt Cobain e Syd Barrett. Entrambe figure psicologicamente fragili ed instabili: si parla di un disturbo bipolare per il primo, che divenne dipendente dagli oppiacei sia per problemi fisici sia per una depressione sempre più profonda che lo condusse al suicidio nel 98. E peggio ancora per Barrett, morto per cancro ma di cui ancora non si conosce il vero disturbo che lo accompagnò in vita : c'è chi parla di disturbo bipolare, chi tira fuori la sindrome di Asperger e chi psicosi maniaco- depressive..fatto sta che i problemi di Barrett erano abbastanza noti, visto che anche durante i concerti ne veniva colpito : molto spesso mentre gli altri suonavano, lui smetteva improvvisamente di cantare, isolandosi vicino ad un amplificatore.
Fino ad arrivare alle recenti scomparse di Amy Winehouse ed Etta James.
A ben guardare, poco o nulla c'è da invidiare a questi dei immortali: sembra quasi la riproduzione della vita dell'eroe leggendario Achille..una vita breve, ma fama immortale, nome che ancora riecheggia.
Ma c'è da chiedersi..è giusto provare pena per queste persone? La loro vita suscita pena e compassione di per se, o perchè amplificata da giornali e televisione?. Infondo il mondo è pieno di persone che hanno problemi anche più gravi di presunte sintomi depressive (nulla da togliere a chi ne soffre chiariamo), che un patrimonio da disperdere nemmeno ce l'hanno e ce l'avranno mai. Persone per cui nessuno prova pena se picchiate dal marito, persone che nessuno celebrerà mai in ricordo della tragica vita. E soprattutto persone che nonostante questi problemi non si lasciano andare, non cadono nel tunnel della droga. Persone forti, persone da ammirare.
Non voglio essere una detrattrice di queste persone che hanno dato notevoli contributi nel mondo musicale.
Ma mi chiedo..qual'è la loro vittoria? Non è forse troppo alto il prezzo da pagare per il successo?
Il prezzo della fama va pagato con la vita? Sembra quasi di si, visto che la maggior parte dei "mostri sacri" del nostro secolo hanno avuto una vita costellata da fragilità personali, emotività eccessiva con conseguente crollo psicologico e l'automatico biglietto per la giostra dell'auto distruzione. Incapacità di sostenere stress, soprattutto in un lavoro dove un giorno sei qualcuno e il giorno dopo sei uguale a zero, incapacità di costruire relazioni vere (se la Houston è stata portata in tribunale addirittura dal padre, ci si chiede allora se tutte le relazioni dello star system siano cosi) e non concentrate sui soldi.
E personalmente, mi chiedo se mai queste persone, questi mostri a cui non è dato avvicinarsi e di cui a volte invidiamo (ma adesso chi ne avrà il coraggio?) la vita scintillante e sotto i riflettori, si siano mai fermati ad invidiare i mortali, la loro vita tranquilla e costellata da sentimenti veri, da preoccupazioni reali ma con la consapevolezza di avere quell'appoggio, di famiglia ed amici, quella comprensione che a loro è sempre mancato.

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